Dati eclatanti, di cui Survival International è venuta in possesso, dimostrano che il numero delle tigri è aumentato rapidamente all’interno della prima riserva dell’India in cui le tribù locali si sono viste riconoscere il diritto a restare. I dati – che l’autorità nazionale indiana per la conservazione della tigre cercava di nascondere – screditano la politica governativa che sfratta le numerose tribù che abitano terre convertite in riserve per la tutela di questo felino.
Tra il 2010 e il 2014, la popolazione delle tigri nella Riserva di BRT, nello stato di Karnataka, è infatti quasi raddoppiata, passando da 35 a 68 esemplari. Qui, a differenza di quanto accade nel resto dell’India, gli indigeni Soliga hanno potuto continuare a vivere a fianco delle tigri, nel cuore della riserva. Questo incremento è decisamente superiore al tasso di crescita medio nazionale.
I Soliga hanno un rapporto consolidato con il loro ambiente naturale, e adorano la tigre. Madegowda, un membro della tribù, ha raccontato: “noi veneriamo le tigri come dei. Qui non c’è stato nemmeno un conflitto tra le tigri e i Soliga, o episodi di caccia.”
In tutta l’India, le comunità indigene vengono divise e sfrattate dalle loro terre ancestrali nel nome della conservazione. Nel 2014, centinaia di Baiga sono stati sfrattati dalla riserva delle tigri di Kanha – set del famoso “Libro della giungla” di Kipling – in cui entrano centinaia di migliaia turisti all’anno.
Survival International, il movimento mondiale per i diritti dei popoli indigeni, chiede un nuovo modello di conservazione, che rispetti i popoli indigeni e utilizzi le loro conoscenze per proteggere, e migliorare, la diversità ecologica. I popoli indigeni, infatti, sanno prendersi cura dei loro ambienti meglio di chiunque altro: sono i migliori conservazionisti e custodi del mondo naturale.
“Questi dati dimostrano che la politica governativa di sfrattare i popoli indigeni dalle riserve delle tigri è non solo immorale, ma anche controproducente” ha dichiarato oggi il Direttore generale di Survival Stephen Corry. “Quando le comunità indigene possono restare, le tigri tendono a stare meglio – dopotutto hanno convissuto con questo felino per generazioni. Ma, a differenza di questi popoli, le migliaia di turisti che transitano ogni giorno all’interno delle riserve portano una notevole quantità di denaro all’industria della conservazione. E, naturalmente, grazie ai turisti le tigri si abituano anche alla presenza umana – cosa molto utile ai bracconieri. Il modo migliore per salvare la tigre è lasciare in pace le tribù che hanno sempre protetto le loro foreste. Survival continuerà a lottare e denunciare gli sfratti forzati che l’industria della conservazione sta cercando di tenere nascosti.”
Fonte: www.survival.it