E’ stato difficile organizzare e programmare la III edizione del Concorso Lirico Internazionale Jole De Maria?
Più che altro c’è difficoltà nel trovare collaboratori che si impegnino nell’organizzazione senza possibilità di un vero guadagno. Per il momento, il concorso è in grado di offrire un ipotetico rimborso spese e quella che abbiamo definito “Co-missione” (missione comune!) è formata da un gruppo di amici che collabora quanto può. Se avessimo le possibilità economiche, potremmo creare posti di lavoro, distribuire maggiormente i compiti ed essere più efficaci.
Stavamo pensando di proporre l’attribuzione di crediti a chi effettua master post-laurea: sarebbe un apporto reciproco, di esperienza per loro e di sostegno per noi.
Perché dedicare un concorso a Jole De Maria?
La De Maria è stata una cantante lirica (morta di cancro e da qui il collegamento concorso-ricerca) che ha molto lavorato negli anni ’50 e ’60 sia in Italia che all’estero ma ha interrotto bruscamente il suo rapporto con i teatri per motivi familiari, proprio nel momento di maggiori possibilità di successo. Riteniamo che sia giusto ricordarla per il grande impegno dedicato alla musica, fino ai suoi ultimi giorni, studiando una tecnica che le permetteva -nello stesso concerto dal vivo- di passare agilmente da mezzosoprano a soprano lirico leggero, alternando tutte le voci intermedie, senza mai perdere in qualità.
Gli Enti Pubblici ed il territorio, vi stanno supportando e se si in quale modo?
L’Assessore alla cultura di Monterotondo, Riccardo Varone, si è reso subito disponibile ad accogliere anche quest’anno il concorso nel suo Comune, dandoci la possibilità di utilizzare il rinnovato Teatro comunale Ramarini e almeno uno dei premi per i vincitori. Inoltre, alcune aziende di Monterotondo che già nella scorsa edizione ci avevano sostenuto, hanno scelto di provvedere alle spese indispensabili allo svolgimento dell’evento.
Dare visibilità a cantanti lirici di tutte le nazionalità e promuovere la ricerca contro il cancro, in un’Italia volgare e poco propensa alla cultura, sempre più afflitta dalla crisi, nella quale le persone sembrano diventare più “egoiste”, organizzare un concorso come questo è un po’ andare controcorrente?
Vogliamo dare un’immagine dell’Italia “viva”, che conservi e coltivi il suo bene più prezioso che è la cultura. Credo che ci siano in questo momento due Italia parallele, una abitata da “egoisti” e una da “gente per bene”. Noi abbiamo deciso di incentivare la parte positiva e generosa dell’Italia che, silenziosa, è la maggioranza. L’arte, la bellezza e l’eleganza rinforzano lo spirito e possono darci una spinta verso il cambiamento, per lottare contro la corruzione e il degrado con l’esempio. Timido e individuale ma, credo fermamente, produttivo.