Se da un lato l’ampia maggioranza dei ragazzi ha acquisito una certa familiarità con gli strumenti digitali, che attraversa tutti gli aspetti della propria vita personale, familiare e scolastica, c’è una significativa minoranza della “generazione 2.0” che è completamente esclusa da una risorsa preziosa per la propria crescita. Secondo l’elaborazione dei dati ISTAT, infatti, sono ben 452mila i ragazzi e le ragazze tra gli 11 e i 17 anni che non hanno mai utilizzato Internet, l’11,5% del totale.
Che cosa c’è dietro la “disconnessione”? La situazione economica delle famiglie di appartenenza sembra essere un elemento estremamente significativo. È infatti tra le famiglie che dichiarano di vivere in condizioni economiche “assolutamente insufficienti” che si registra un 22,7% degli adolescenti “disconnessi”, mentre tra quelle con “risorse scarse” sono il 14,2%. La conferma di un forte collegamento tra il livello economico delle famiglie e il digital divide dei ragazzi arriva dal dato dei “disconnessi” che appartengono a famiglie che dichiarano di avere risorse economiche adeguate o ottime, che si abbassa fino al 6,5%. Anche il dato geografico è molto significativo: al Sud e nelle Isole la percentuale dei “disconnessi” sul totale dei ragazzi della loro età è del 17,4%, pari a 270.000, mentre al Centro si abbassa all’8,2% (60.000) e al Nord si assottiglia al 7,4% (122.000).
La disconnessione da Internet si associa spesso con l’assenza delle altre opportunità culturali che configurano una vera condizione di “povertà educativa”. Tra quelli che hanno usato Internet negli ultimi 3 mesi, ben il 72,7% ha vissuto negli ultimi 12 mesi almeno tre diverse esperienze culturali significative, come ad esempio leggere un libro, andare ad un museo, a teatro o al cinema o assistere ad un evento sportivo. Tra i “disconnessi” questo dato scende drasticamente al 38,8%. Più di un adolescente su cinque (21,1%) tra i disconnessi non ha infatti svolto nessuna di queste attività culturali negli ultimi 12 mesi, a fronte di un 5,3% tra gli “on-line”. E se solo il 57,3% degli adolescenti connessi, hanno letto almeno un libro nell’ultimo anno, questa percentuale si abbassa di 16,7 punti percentuali tra i ragazzi che non hanno usato Internet (40,6%). Il 48,2% degli adolescenti “on-line” ha visitato un museo, e/o una mostra e/o un monumento o un sito archeologico nel corso degli ultimi 12 mesi e il dato scende al 25,7% tra i disconnessi (-22,5 punti percentuali). Ben 187.000 adolescenti che non si sono connessi ad Internet non sono entrati nemmeno al cinema nell’ultimo anno. Ancora più significativo per raccontare l’esclusione di questi ragazzi è il dato su quelli che hanno dichiarato di aver letto quotidiani almeno una volta a settimana e/o riviste settimanali e/o qualche periodico negli ultimi 12 mesi: se tra i ragazzi connessi il dato percentuale è del 41,9%, tra quelli che non si sono connessi alla Rete questo valore scende pericolosamente al 18,4%.
“L’accesso ad Internet e alle tecnologie digitali dovrebbe essere un diritto per tutti i ragazzi, al pari dell’istruzione”, denuncia Raffaela Milano, Direttore Programmi Italia-Europa di Save the Children. “Questi dati ci fanno scoprire che il “digital divide” non è un problema che riguarda solo gli adulti e gli anziani, ma investe anche la “generazione 2.0”. Sono dati allarmanti, perché sono un segnale di un vero e proprio “nuovo analfabetismo”. Oggi un ragazzo che non si è mai connesso ad Internet è di fatto un ragazzo disconnesso non solo dalla Rete, ma anche dalla realtà che lo circonda e difficilmente potrà recuperare negli anni questo divario educativo che si è creato durante l’adolescenza. Chiediamo un impegno da parte del Governo perché le scuole siano messe nelle condizioni di colmare questo digital divide che discrimina i ragazzi e le ragazze delle famiglie più povere e meno istruite rispetto ai coetanei. Non solo con le “lim” ma con un cambiamento complessivo del modo di insegnare e di apprendere. Il fatto che all’assenza di opportunità di accedere alla Rete si sommi spesso anche la mancanza di altre opportunità culturali, crea di fatto una barriera insormontabile allo sviluppo delle potenzialità e dei talenti di questi ragazzi, pregiudicandone il futuro”.