Il film TURNER ripercorre l’ultimo quarto di secolo della vita dell’artista, e si conclude con la sua morte nel 1851.
Poiché il film non è un documentario ma una riflessione cinematografica, il regista ha preferito non scandire il passaggio del tempo usando didascalie e date in sovrimpressione che avrebbero spezzato il racconto.
Le scene, i costumi e soprattutto il trucco aiutano a sottolineare e a definire la progressione degli eventi. Nel caso della malattia della pelle da cui era affetta la governante di Turner, Hannah Danby, documentandoci sulla sua evoluzione siamo giunti alla conclusione che si trattasse di psoriasi.
A proposito dei viaggi di Turner a Margate, e dei motivi che lo conducono lì la prima volta, va detto che la cittadina gli era sempre rimasta impressa, fin da quando – come racconta ai coniugi Booth – aveva frequentato per un paio d’anni la scuola del posto, da ragazzo. Ma sappiamo anche che era affascinato dalla qualità della luce del Thanet, la zona del Kent in cui si trova Margate.
Dopo avere viaggiato a lungo nel continente, Turner torna a casa dal vecchio e affezionato padre, William Turner – un ex-barbiere, che gli fa anche da assistente – e dalla governante, Hannah Danby, che lo ama segretamente ma che lui dà per scontata, usandola solo per soddisfare i propri bisogni sessuali. Entrambi temono che il pittore possa essere stato coinvolto nell’esplosione di una bomba a Ostenda, ma Turner si affretta a rassicurarli che all’epoca si trovava altrove.
Dopo che ha organizzato l’acquisto di colori e materiali per il lavoro del figlio, ha scelto le nuove tele, gli ha fatto la barba e ha pranzato con lui, il padre di Turner accompagna alcuni clienti a visitare la sua galleria privata, mentre il pittore osserva la scena da uno spioncino.
E’ un altro giorno. Padre e figlio ricevono una visita da Sarah Danby, l’aggressiva e risentita ex-amante di Turner e madre delle sue due figlie illegittime ormai adulte, Evelina e Georgiana, che l’accompagnano. Evelina mostra a Turner la sua nipotina appena nata. La signora Danby lo rimprovera di non curarsi affatto di lei e delle loro figlie. Intanto scopriamo che Sarah è la zia di Hannah.
Turner raggiunge in carrozza la tenuta di campagna del generoso Lord Egremont, dove si ritira a dipingere e a disegnare. Fa amicizia con altri artisti, canta (male) Purcell, presta soldi a un certo Haydon – artista vagabondo e inaffidabile – e ritrae in un disegno una serata musicale.
Viaggia a bordo di un battello a vapore fino a Margate, dove trova un alloggio che si affaccia sul mare, presso i signor Booth. Dopo una passeggiata lungo la costa, trascorre un pomeriggio con loro, durante il quale rivela di avere trascorso due anni, da ragazzo, in una scuola del posto; e parla della sofferenza della schiavitù e della perdita delle persone care. Preferendo nascondere la sua identità, si fa chiamare “signor Mallord”.
Tornato a Londra, riceve la visita della studiosa scozzese Mary Somerville, che gli mostra le proprietà magnetiche della luce violetta. Lui resta affascinato, e lei è molto colpita dai suoi quadri.
Durante una delle lezioni sulla prospettiva tenute da Turner – molto affollate ma ma caotiche e confuse – il padre viene colto da un violento accesso di tosse.
In seguito, le sue condizioni peggiorano rapidamente e il padre muore assistito dalla sua governante e dal figlio. Nelle sue ultime parole, ricorda al figlio la malattia mentale della moglie – e madre di Turner – scomparsa da tempo. E’ evidente che nessuno dei due nutriva un grande affetto per lei.
Addolorato e sconvolto, Turner va a pescare. Poi si ferma in un bordello, dove disegna una giovane prostituta e scoppia a piangere. Tornato a casa, dipinge Death on a Pale Horse (La morte su di un cavallo pallido), e ha un rapporto sessuale con Hannah, prendendola da dietro mentre sta scegliendo un volume dalla libreria.
Ora, Turner vaga per le campagne incolte. In un luogo remoto, su una scogliera dov’è arroccata una piccola cappella, lo vediamo allontanarsi all’orizzonte, seguito da una mandria di cavalli selvatici.
Tornato a Margate, scopre che la signora Booth è rimasta vedova, e le fa le condoglianze. Reagisce divertito, però, quando lei gli chiede se continui a dipingere “quei suoi bei quadretti”.
Di nuovo a casa a Londra, Turner reagisce con sprezzante indifferenza quando Hannah gli chiede come sia andato il viaggio. Da quando è morto il vecchio Turner, è lei che gestisce il suo studio e annota le consegne dei materiali.
E’ arrivato il giorno del vernissage alla Royal Academy, e i pittori danno gli ultimi ritocchi alle loro opere appese alle pareti per l’esposizione annuale. Turner si aggira freneticamente tra i quadri, chiacchierando amichevolmente con i colleghi. A un certo punto, si accorge che il dipinto di John Constable, Opening of Waterloo Bridge (L’inaugurazione del Ponte di Waterloo), un tripudio di rossi e scarlatti, è stato appeso accanto al suo Helvoetsluys, una marina in cui prevalgono i grigi. Per scherzo, allora, dipinge una pennellata vermiglia in mezzo al suo quadro. Dopo qualche minuto, sotto gli occhi dei presenti rimasti a osservare la scena, Constable lascia la sala indispettito. A quel punto, Turner trasforma la macchia rossa in un salvagente, con gran divertimento di tutti gli altri artisti.
In questa stessa occasione, Haydon – che deve a Turner 50 sterline – fa una scenata davanti a tutti perché il suo quadro (il ritratto di un asino) è stato appeso nell’anticamera. E’ risentito per il fatto di non essere mai stato ammesso nell’Accademia.
Alla fine, Turner si mette al lavoro per finire un altro dei suoi dipinti, Staffa, Fingal’s Cave (Staffa, la Grotta di Fingal). Un folto gruppo di artisti si raccoglie intorno a lui, mentre dipinge con gesti vigorosi, spalmando e sbaffando il colore, sputando sulla tela e soffiandoci sopra una strana polvere marrone.
Una montagna, una vallata, una ruvida superficie rocciosa, un cielo spettacolare che crea un effetto drammatico: ancora una volta, vediamo Turner attraversare i luoghi più impervi e selvaggi.
Tornato a Margate, Turner entra in intimità con la signora Booth, che ricambia teneramente i suoi sentimenti e passa la notte con lui. La mattina dopo, lui se ne va al sorgere del sole.
Turner si fa legare saldamente all’albero maestro di una nave per poter sperimentare tutta la violenza di una tempesta di neve. Per essersi esposto così alla furia degli elementi, però, contrae una grave bronchite. Ora “il signor Mallard” vive a casa della signora Booth, e il medico locale, il dottor Price, gli prescrive un periodo di riposo e una cura a base di frizioni balsamiche e brodo caldo, che “l’ammirevole signora Booth dovrà somministrargli”.
Tornato nel suo studio londinese, Turner è di nuovo al lavoro. Mentre dipinge il suo Snow Storm – Steam-boat off a Harbour’s Mouth (Tempesta di neve, battello a vapore al largo di Harbour’s Mouth), si interrompe per accogliere nella sua galleria alcuni potenziali clienti. Si tratta del giovane John Ruskin e di suo padre, che stanno pensando di acquistare il dipinto di Turner Slavers Throwing Overboard the Dead and Dying – Typhoon coming on (Mercanti di schiavi che gettano in mare i morti e i moribondi – Tifone in arrivo).
Il tempo passa. Ormai, Turner e Hannah stanno diventando più vecchi e ingrigiti, mentre la malattia della pelle di Hannah si va aggravando. Nel frattempo, Turner continua a condurre tranquillamente la sua doppia vita segreta con la signora Booth a Margate: escono insieme a passeggio, sotto braccio, per godersi l’aria di mare; lui disegna, lei fa la spesa e pulisce la casa; ogni tanto lui si assenta per lunghi viaggi di lavoro.
Finché un giorno, durante una delle loro passeggiate Turner ha un mancamento.
A casa della signora Booth, il dottor Price visita il pittore, che è a letto, in presenza della donna. Mentre raccomanda al “signor Mallord” di non stancarsi troppo, lo prega di ricordargli che lavoro faccia. Quando Turner gli dice di essere un avvocato, il medico si permette di obiettare, rivelando di essere a conoscenza della sua vera identità. Dopodiché si dichiara onorato di assisterlo.
Turner e la signora Booth sono terrorizzati, ma il medico li assicura della sua discrezione, e informa Turner che è malato di cuore e che dovrà riguardarsi.
Tornato nella sua casa londinese, Turner deve nuovamente subire i rimproveri di Sarah Danby e di Evelina per non essersi presentato al funerale dell’altra figlia, Georgiana. Quando lui si giustifica mugugnando che era fuori città, Sarah ribatte, caustica: “Come sempre, signore, a dipingere i vostri ridicoli naufragi”.
Il battello a vapore riporta Turner a Margate, dove una sera, mentre lui e la signora Booth sono a letto e stanno per mettersi a dormire, la donna lo informa che ha intenzione di vendere la casa e prenderne un’altra in affitto per loro, lungo “il suo adorato fiume Tamigi, non troppo lontano dalla città di Londra”.
Un giorno, Turner sta tracannando birra in compagnia degli amici pittori Clarkson Stanfield e David Roberts, a bordo di una chiatta a remi sul fiume Tamigi.
All’improvviso, incrociano la vecchia nave “The Fighting Temeraire”, trainata da un piccolo rimorchiatore a vapore che la sta portando al cantiere in cui sarà demolita. I tre artisti riflettono sulla storia e il destino di questa gloriosa imbarcazione che ha combattuto nella Battaglia di Trafalgar. Ma Turner esorta gli amici a celebrare l’era moderna del vapore, anziché piangere la fine del vecchio mondo. Stanfield suggerisce a Turner di dipingere quella scena, e Turner gli promette controvoglia che ci penserà.
Ma appena tornato nel suo studio londinese, la prima cosa che fa è mettersi a lavorare a quello che diventerà il suo dipinto più famoso. A un certo punto, Hannah lo interrompe per informarlo che una persona vuole vederlo: è Haydon.
Sempre più povero e incattivito, Haydon offre a Turner 10 sterline a fronte delle 50 del suo debito. Poi lo informa che lui e sua moglie hanno già perso diversi figli, e Turner gli cancella il debito, ma ordina a Hannah di metterlo alla porta, tra le proteste dell’amico.
In compagnia del pittore militare George Jones, Turner fa visita ai Ruskin, ormai proprietari del dipinto Slavers, che ora è appeso a una delle pareti di casa loro. Dopo cena, Turner e Jones, insieme a Stanfield e Roberts, sono seduti nel salotto dei signori Ruskin. Con loro c’è anche il giovane John Ruskin, un ragazzo precoce e saccente. La conversazione verte intorno alla pittura di paesaggi marini, con particolare riferimento al confronto tra il lavoro di Turner e quello di Claude Lorrain (1600 -1682). Il signore e la signora Ruskin assecondano l’atteggiamento supponente del figlio, mentre Turner lo prende garbatamente in giro.
In campagna, Turner si imbatte in una moderna locomotiva che traina i suoi vagoni, da cui si sente subito ispirato. Una volta tornato nel suo studio londinese, dipinge il suo Rain, Steam and Speed (Pioggia, vapore e velocità). Hannah osserva l’opera con un’espressione perplessa: non sa cosa pensare.
Siamo entrati nell’era vittoriana. Quattro brevi scene rappresentano l’atteggiamento di avversione e di chiusura del pubblico e dei reali nei confronti dei lavori più radicali e astratti di Turner.
La Regina Vittoria si reca in visita privata alla Royal Academy, con il Principe Alberto. Fermandosi di fronte a due quadri di Turner, entrambi esprimono orrore e disgusto. Dopo averli ascoltati di nascosto, Turner sgattaiola via.
Seguono altri due episodi analoghi, che avvengono entrambi all’interno di una galleria d’arte, ma questa volta in assenza di Turner…
Tre gentiluomini deridono un dipinto di Turner, e due signore fanno del sarcasmo paragonando i suoi quadri a vari tipi di cibo.
Infine, Turner assiste a uno spettacolo in un popolare teatro londinese. Il pubblico sembra divertirsi un mondo a una scenetta in cui un mercante d’arte vuole vendere a un ricco collezionista un quadro imbrattato di marmellata. Quando il collezionista viene a sapere che si tratta di un Turner, paga le mille sterline del prezzo senza battere ciglio. Il pubblico trova questo sketch esilarante, e Turner lascia il teatro, mortificato.
Passa altro tempo. Turner, ubriaco durante una cena mondana, simpatizza con la giovane moglie di John Ruskin.
E’ mattina presto nella casa londinese di Turner, che dorme sul letto completamente vestito. Svegliandolo con una tazza di tè, Hannah gli chiede quando sarà di nuovo a casa. Lui risponde evasivo, e Hannah osserva che ormai è inutile cambiare le lenzuola del suo letto. Non sapendo cosa dire, lui esce di casa lasciandola sola e sconsolata.
Turner e la signora Booth ora vivono felicemente insieme nella loro casa sul fiume, a Chelsea.
Turner fa visita allo studio londinese di J.J.E. Mayall, un giovane fotografo che realizza dagherrotipi. Pur essendo affascinato dalla macchina fotografica e dalla nuova tecnologia, Turner esprime le sue perplessità sulle implicazioni di questa nuova arte.
A Chelsea, Turner mostra alla signora Booth il suo dagherrotipo e la informa di avere già preso un altro appuntamento per farne uno insieme. Sulle prime lei oppone un netto rifiuto, ma qualche giorno dopo la vediamo nello studio del fotografo, al fianco di Turner. E’ terrorizzata. Durante la seduta di posa, Mayall racconta di aver fotografato le cascate del Niagara, e Turner osserva mestamente che presto verrà il giorno in cui la fotografia sostituirà la pittura.
Nella sua galleria, Turner rifiuta un’offerta di 100mila sterline da Joseph Gillott, il milionario fabbricante di pennini. Gillott vorrebbe acquistare tutti i lavori di Turner, ma il pittore li ha già donati allo stato inglese, perché vuole che siano visti “tutti insieme, in un solo luogo, gratis”. Il magnate è esterrefatto e la giudica una follia, ma Turner lo fa accompagnare alla porta da Hannah, ormai anziana.
Turner comincia a mostrare i segni della vecchiaia. Inciampa e cade, ma non vuole che la signora Booth lo aiuti a rialzarsi. Mentre lei gli pulisce i pennelli, lui dipinge e le recita una poesia licenziosa che ha scritto per lei.
Visitando la Royal Academy, Turner liquida con una risatina i Preraffaelliti. Un giorno, dopo una breve sosta nella sua vecchia casa londinese, confonde distrattamente due giacche anziché indossare quella con cui era arrivato, se ne infila un’altra.
Tornato a casa dalla signora Booth, le racconta – incespicando e a fatica – la sua passeggiata a Hyde Park, dov’è andato a visitare il cantiere del Crystal Palace. All’improvviso, ha un attacco di cuore.
Nel frattempo, Hannah trova la giacca lasciata da Turner, che è stata sporcata da uno dei gatti di casa. In una tasca trova una lettera indirizzata a lui, ma al suo indirizzo di Chelsea, di cui Hannah ignora l’esistenza.
Il dottor Price è arrivato in treno da Margate, con la nuova linea ferroviaria. Dopo aver visitato Turner, che ora è a letto, lo informa che ha i giorni contati. Il paziente invita il medico a bersi un bicchiere di sherry e a riformulare la diagnosi. Quando Price si rifiuta di farlo, Turner riflette ad alta voce che presto non sarà più – un’idea che il medico respinge.
Sulla porta di casa, il dottor Price si congeda dalla signora Booth. Andando via, incrocia Hannah che, avvolta in uno scialle per mascherare il volto segnato dalle cicatrici della psoriasi, è venuta con un’amica a cercare la casa di Turner.
E ora che l’ha trovata è sconvolta. Quando la vicina conferma che nella casa accanto vivono un signore anziano e malato e “quella brava donna di sua moglie”, Hannah se ne va, distrutta.
In preda al delirio, Turner si alza dal letto ed esce di casa in camicia da notte senza che la signora Booth riesca a fermarlo: dice di voler disegnare il cadavere di una ragazza che la polizia ha ripescato nel fiume. Ma dopo pochi passi si accascia a terra e la signora Booth lo aiuta a rientrare in casa e a tornare a letto.
Ora Turner è sul suo letto di morte. Accanto a lui siedono la signora Booth e il dottor Price. All’improvviso, mormora qualcosa alla signora Booth: “la mia damigella”, dice. E’ l’appellativo che usava per Hannah.
Poi esclama “Il sole è Dio!”, scoppia in una breve risata e muore.
Il dottore controlla il polso di Turner e gli chiude gli occhi. La signora Booth affonda il viso sul braccio di Turner.
Ora vediamo la sagoma di Turner in piedi, in controluce, davanti a un enorme sole al tramonto.
La signora Booth lava energicamente una finestra. E’ vestita di nero. Si ferma per qualche istante, e pensa a Turner: ha un’espressione assorta, malinconica, dolcemente divertita, orgogliosa. Poi, riprende il suo lavoro.
Hannah si trascina per le stanze della galleria e dello studio – ormai fatiscenti, disordinate e polverose – borbottando e piangendo, triste e sola.
Mike Leigh ha dichiarato:
Alla fine del secolo scorso, quando è uscito Topsy-Turvy – Sotto-sopra, ho scritto che era “un film su tutti quelli come noi, che soffrono e si dannano per fare ridere gli altri”.
Ora ho di nuovo girato la macchina da presa per puntarla su di noi – noi che cerchiamo di essere artisti, con tutta la fatica che questo comporta. Ma far ridere la gente è una cosa; toccarla nel profondo e farle cogliere la sublime bellezza e insieme la spaventosa tragedia dell’essere vivi a questo mondo, be’, è tutt’altra cosa. E per quanto possiamo provarci, pochi di noi ci riescono.
Turner c’è riuscito, però. E’ stato un gigante tra gli artisti del suo tempo: risoluto e intransigente, straordinariamente prolifico, rivoluzionario nel suo approccio, abile nella tecnica, visionario e lungimirante.
Eppure, l’uomo Turner era eccentrico, anarchico, vulnerabile, imperfetto, inaffidabile e a volte rozzo. Poteva essere falso, egoista e cattivo, ma anche generoso, appassionato e capace di slanci poetici.
TURNER è un film che parla del rapporto difficile e conflittuale tra un comune mortale e la sua arte eternal, tra la sua fragilità e la sua forza. Ed è anche un tentativo di ripercorrere i drammatici eventi che hanno segnato l’ultimo quarto di secolo della sua vita e del suo paese.