Partiamo dalle vostre origini artistiche, quando avete iniziato a interessarvi alla musica?
Calogero Focaluci (in arte Vincenzo Palombo): Con la musica nel sangue ci si nasce, infatti ho riscontrato che è così per ciascun plebeo. Per esempio il nostro chitarrista Cateno Erbolini (in arte Mario Speziali) e il batterista Saulo Trulli da Rimini (in arte Paolo Urbani) dicono espressamente che con la musica ci sono nati, ma anche il contrabbassista Coluccio Perticoni (in arte Nicola Bertolini) e il fisarmonicista Zibbonio Berretti (in arte Simon Coppolino) affermano la stessa cosa, io ricordo che già da bambino facevo i primi esperimenti di composizione, mi chiedevo come fosse possibile che tanti strumenti assieme potessero creare qualcosa di così armonioso, allo stesso tempo Coluccio Perticoni si faceva le compilations aspettando di pigiare col dito sul tasto “rec” della radio le sue canzoni preferite e Saulo Trulli da Rimini, invece, apprendeva sempre di più grazie ai musicisti amatoriali che aveva in famiglia. Però, per quanto mi riguarda, solo a 14 anni, dopo aver imparato a suonare la chitarra da autodidatta, ho davvero iniziato a fare le prime composizioni. Più componevo e più mi piaceva, quindi qualche anno dopo è stata inevitabile la nascita de I Plebei, che videro il loro primo esordio appena un mese dopo le prime prove, nel lontano 1996. Allora lo stampo del gruppo era molto soul e blues, successivamente la band (come è giusto che sia) si è evoluta spaziando di genere in genere, ma mantenendo comunque una base pentatonica.
Raggiungere un proprio stile e identità, quanto è importante per un musicista?
Calogero Focaluci: Cateno Erbolini dice che è molto importante per affermarsi e distinguersi nel vastissimo mercato odierno, mentre per Coluccio Perticoni l’importante per un musicista è divertirsi ed essere appassionato, il resto viene di conseguenza, infatti, per lui raggiungere il proprio stile e la propria identità è una cosa che riguarda gli altri al fine di classificarti. Secondo il parere di Saulo Trulli da Rimini sono lo studio, l’ascolto, la ricerca e soprattutto la curiosità gli elementi fondamentali e imprescindibili per poter raggiungere un “proprio” stile. Io credo che per un musicista è tutto, perlomeno se si è intenzionati a comunicare qualcosa di sé a partire dal profondo delle proprie emozioni. La musica infatti serve soprattutto a questo, far vibrare le proprie emozioni al fine di sintonizzarle con gli altri. Se si possiede un’identità ed uno stile personali, allora la potenza di banda aumenta, di conseguenza anche le antenne più nascoste saranno in grado di captarne il segnale.
Avete dei punti di riferimento?
Calogero Focaluci: “Il nord, sicuramente il sud, spesso l’est e qualche volta l’ovest” Così dice Saulo Trulli da Rimini. In verità però non ne abbiamo, d’altra parte questo cozzerebbe con il concetto di identità e stile personale. Ho sempre ritenuto che avere dei riferimenti blocchi un po’ la libertà espressiva. Lo stesso (se non peggio) vale per l’imitazione, infatti chi imita non ha nulla da dire perché privo di idee proprie. È vero, tuttavia, che ciascuno di noi ha ricevuto comunque un imprinting musicale da altri stili, ma il bello de I Plebei è che ognuno lo mette a disposizione affinché tutti possano infine assistere alla magia del risultato finale.
Che fine ha fatto la scimmia?
Calogero Focaluci: La scimmia purtroppo non ha fatto nessuna fine, anzi, si sta moltiplicando a vista d’occhio soprattutto in Italia. Essa è il modello perfetto del cittadino medio. L’antropologo gioirà nell’apprendere questo perché finalmente potrà dire una volta in più e a gran voce: “L’uomo è un animale sociale!!!”. Forse non si è capito fino in fondo che l’uomo è ANCHE un animale sociale, per il resto è molto, ma molto di più. Finché la gente non comincerà a capire questo, continueremo a vedere degli scimmioni dirigere orchestre, guidare governi, educare i bambini e mantenere questo mondo mediocre e limitato quanto loro.
Se l’amore fosse… cosa sarebbe?
Calogero Focaluci: Se l’amore fosse un calzino allora sarebbe felice solo il piede, ma siccome è una caldaia, ad esserlo lo sono quasi tutti, almeno d’inverno. Ah l’amore…. Forse prima di chiedersi “Se l’amore fosse…” bisognerebbe capire che cos’è in realtà. Sono convinto che qualsiasi risposta ricevessi, sarebbe la spiegazione dettagliata di uno dei molteplici effetti che l’amore produce, non cos’è davvero l’amore, ma questa non è certo una novità. D’altra parte non è certo un caso se da sempre filosofi, poeti e letterati hanno tentato di rispondere a questa difficile domanda tramite gli aforismi; forse perché in realtà l’amore non può essere spiegato alla mente, ma va vissuto col cuore. La nostra canzone “Amorismi” è la fusione tra mente e cuore, tra aforismi e amore. Zibbonio Berretti tace!
Progetti futuri
Calogero Focaluci: Attualmente stiamo “sfornando” tanti pezzi nuovi, e chissà, forse un nuovo disco fresco fresco anche per il prossimo anno. Incrociamo le dita e viva la plebe!