Paolo Villaggio compone alla sua maniera un rocambolesco ritratto di famiglia dell’Umanità. Con dissacrante ironia, con spassosa scorrettezza, con vibrante saggezza.
L’antefatto di questa storia l’hanno scritto e raccontato in tanti – un meteorite si schianta sulla Terra, il genere umano si estingue – ma in pochi hanno descritto ciò che avviene dopo. Il dopo, secondo Paolo Villaggio, assomiglia molto a un tribunale. Ci sono i giudici – Dio, Gesù, Buddha, Maometto, le divinità indiane e diversi intrusi –, c’è un segretario – la Colomba – e ci sono i “chiamati in giudizio” – l’umanità intera. All’inizio, certo, c’è confusione, parecchia confusione. Ogni divinità vuole prevalere, avere la prima – o l’ultima – parola, stabilire la supremazia in base alla conta dei fedeli. Ben presto, però, il Giudizio comincia, non c’è tempo da perdere. In rigoroso ordine alfabetico, uomini e donne vengono invitati a esporre la bontà o meno del loro operato terreno. Come un cronista appassionato e curioso, Paolo Villaggio assiste alla “chiamata” e alle “testimonianze”, concentrandosi sui personaggi più noti della Storia. Da Maria Antonietta a Hitler, da Leonardo da Vinci a Cristoforo Colombo, da papa Wojtyla a Zinédine Zidane.