-Cosa vi ha spinto verso la musica?
Apparteniamo ad una generazione per cui la musica era un elemento culturale importante. Era la fine degli anni 70 e ascoltavamo i grandi gruppi del progressive e poi del punk e della new wave, il mondo musicale era un punto di riferimento e un universo valoriale importante. A quei tempi era naturale cercare di avere un rapporto più profondo con la musica e suonare uno strumento.
-Quali sono i lati positivi e quelli negativi nell’essere musicisti?
Sarebbe innanzitutto importante specificare cosa si intende per musicista. Noi consideriamo tutti coloro che suonano e/o producono musica dei musicisti. Se la intendiamo cosi, essere musicisti è appartenere ad una popolazione di esseri che hanno ricevuto in dono dalla natura qualcosa di speciale… indefinibile in termini scientifici… qualcosa di bellissimo. Ecco in questa folta schiera di creature speciali puoi trovare le situazioni più differenti che poi contribuiscono a chiarire il senso della risposta alla tua domanda. A nostro avviso sono proprio le condizioni che aiutano a capire quanto sia definibile in positivo o in negativo l’essere musicista. Se hai la fortuna e la bravura di vivere con la tua musica lo devi certo al tuo talento artistico al quale è oggi inevitabile affiancare delle doti innate di marketing di te stesso… le due cose sono strettamente correlate a nostro avviso. Oggi le condizioni socioeconomiche tolgono spazio a chi pur dotato di talento non riesce a rapportarsi con la realtà di un mercato che di artistico ha ben poco. Quindi ritorniamo alle condizioni… o meglio al risultato delle proprie scelte. Arrendersi davanti al pensiero che in questo tempo puo’ fare il musicista solo chi se lo può permettere potrebbe essere annoverato tra le cose negative dell’essere musicista. Tutto il resto è solo positivo
-Raccontateci un po’ del vostro percorso artistico…
C’è una prima fase nella quale ognuno di noi si è formato all’interno dell’underground rock di Roma degli anni 80, durante la quale abbiamo alimentato un forte interesse per i suoni elettronici all’interno di quelli che erano i generi in circolazione a quei tempi. Con l’avvento dell’informatica musicale, ai tempi del computer Atari e Amiga, avevamo compreso l’enorme potenzialità che questi apparati permettevano a livello creativo ma solo quando entrammo in contatto con la nascente scena romana della techno, nei primi 90, comprendemmo che queste sperimentazioni coincidevano con l’avvento di nuove forme di popular music. Quindi nella seconda metà degli anni 90 fondammo Entropia e la nostra label Eclectic Productions. Abbiamo dato vita anche a una serie di progetti collaterali e solistici con i quali abbiamo esplorato le varie formule musicali elettroniche che ci interessava approfondire. Il progetto Entropia è stato uno dei primi esperimenti di crossover fra le nuove idee dell’elettronica e altri generi musicali, è il tentativo di ricontestualizzare all’interno della “musica delle macchine” suoni e soluzioni che abbiamo sperimentato nel corso della nostra carriera.
-Cos’è la musica per voi?
La musica è lo sviluppo di un linguaggio originale attraverso il quale dare una rappresentazione del mondo. La nostra ricerca si basa sulla ricombinazione di lessici musicali pre-esistenti con le nuove grammatiche del suono. Un tentativo che contiene anche la convergenza con altre sperimentazioni artistiche, la danza, il teatro, le arti figurative e la videoart.
-Parliamo di October is Coming: come nasce?
Il nostro lavoro avviene prevalentemente attorno a dei progetti multimediali e/o a dei concept. Le tematiche attorno alle quali realizziamo i nostri lavori o sono di natura artistica o affrontano argomenti storico-sociali come per il nostro precedente album “The Decline of Western Civilization”. La Rivoluzione D’Ottobre , di cui ricorreva il centenario, è stato probabilmente il primo grande evento che abbia riguardato la società di massa a livello universale impattando i popoli più disparati non solo sotto il profilo politico, ma culturale, del costume e del rapporto con se stessi e il mondo. Ha scatenato fermenti culturali ovunque, scatenando nuove avanguardie, in primis proprio in Russia permettendo innovazioni del linguaggio e della creatività, basti pensare a Vertov, Theremin, Eisenstein, Majakovskij o al futurismo russo. Un evento che ha alimentato passioni, ideali, creatività e che è stato raccontato in vari modi, da Eisenstein su “Ottobre” come da John Reed sui “Dieci Giorni che sconvolsero il Mondo”. Ci sembrava intrigante affrontarlo in un modo diverso, con dei linguaggi nuovi a cento anni di distanza. Abbiamo utilizzato il driver dell’elettronica impiegando suoni destrutturati provenienti dall’immaginario sovietico (suoni del futurismo russo, frammenti di sinfonie di Prokofiev, coro dell’Armata Rossa) e strumenti tradizionali impiegati anche in modo poco consueto definendo quattro movimenti legati ai quattro eventi centrali che hanno portato alla rivoluzione.
-Progetti futuri?
Siamo molto prolifici sia come Entropia che con i nostri side projects. Stiamo chiudendo un lavoro sperimentale sulla deformazione del suono del pianoforte acustico con la compositrice e pianista kazaka Angelina Yershova e la dj austriaca Electric Indigo. Stiamo mixando il nuovo album studio ispirato alle opere cinematografiche del surrealismo. Dobbiamo stampare la colonna sonora che abbiamo realizzato per il film di Michele De Angelis “L’Uomo nella Macchina da Presa” e intendiamo realizzare alcune performances di interazione con la danza contemporanea.