Diagnosticato il morbo d’Alzheimer, resta ben poco da fare: finora purtroppo non è stato trovato il modo di bloccare la malattia, per cui le facoltà mentali di chi ne è colpito sono destinate inesorabilmente a peggiorare; l’unica possibilità è trattare i sintomi che l’accompagnano.
Per cercare di comprendere meglio l’andamento del morbo che tocca il 13% della popolazione sopra i 65 anni, la ricerca si muove sui fattori ereditari. Quattro geni associati all’Alzheimer erano già noti, ora se ne aggiungono altri cinque, come riferiscono due consorzi internazionali su Nature Genetics.
Queste varianti genetiche mostrano tre meccanismi fondamentali collegati alla malattia, rivela Richard Mayeux dell’Alzheimer’s Disease Genetic Consortium (ADGC) statunitense.
I quattro geni scoperti in precedenza riguardavano l’accumulo di proteine tra le cellule nervose: la cosiddetta placca amiloide è una variante significativa nel cervello del malato d’Alzheimer. Invece, i geni appena identificati, hanno un ruolo nel metabolismo dei grassi, nelle infiammazioni, nella mobilità cellulare. “Forse avremo quattro meccanismi, strettamente legati alla malattia”, dice Mayeux. La sua speranza è che siano un indicatore decisivo per ulteriori ricerche. Se si riuscisse a incidere su uno o più di questi processi, forse si potrebbe fermare l’evoluzione della patologia.
I risultati sono il frutto di un lavoro molto accurato, che ha scandagliato il patrimonio genetico di 54.000 persone alla ricerca delle varianti dei geni che sono più frequenti nei pazienti d’Alzheimer che nelle persone sane. Il progetto è durato molti anni e alla fine è stato possibile identificare quattro nuovi geni. A ciò si aggiunge la scoperta del quinto gene da parte di un’altra équipe internazionale, che ne riferisce sulla stessa pubblicazione scientifica.
fonte aduc