Il sistema legale indonesiano non riesce ad agire contro i criminali del legname, secondo l’ONG locale Kaoem Telapak e il team di ricerca britannico dell’Agenzia per le indagini ambientali. Di conseguenza, i massimi sforzi del paese per contrastare il disboscamento illegale e la deforestazione sono seriamente compromessi. Una nuova ricerca pubblicata oggi, Criminal Neglect, rivela che un’azione di contrasto attraverso i tribunali è stata intrapresa contro solo una manciata di aziende su oltre 50 indagate che hanno dimostrato di aver commerciato direttamente o indirettamente in legname illegale.
Ad esempio, in un caso scioccante, la Corte Suprema ha ordinato la restituzione 1,6 milioni di dollari in legname illegale sequestrato a un operatore già condannato al carcere.
Il rapporto è un’analisi forense di diversi casi giudiziari negli ultimi due anni, da cui emerge come i tribunali regolarmente ignorano le linee leggi e le direttive ministeriali. In particolare le sentenze sono mantenute segrete (in violazione alla legge sulla divulgazione di informazioni pubbliche) proteggendo così i criminali, ma mettendo a rischio gli operatori onesti.
“Questa mancanza di trasparenza, unita ad alcune decisioni apparentemente irrazionali di vari tribunali, comporta il rischio che molti criminali restino impuniti o vedano ridotte le loro pene senza giustificazione alcuna “. ha detto David Gritten dell’EIA.
Negli ultimi anni, il governo indonesiano si è fortemente impegnato nel contrastare la deforestazione illegale, in particolare la direzione generale del Ministero dell’Ambiente per la legalità (DG Gakkum). Ma appena i casi di criminalità forestale raggiungono i tribunali, vengono affossati:
I responsabili di crimini forestali conservano i certificati di catena di custodia;
Le imprese responsabili rimangono in attività malgrado la legge preveda che cessino le attività;
Le sentenze giudiziarie che per legge dovrebbero essere rese pubbliche vengono tenute segrete;
I direttori delle imprese colpevoli la fanno quasi sempre franca.
Uno degli esempi più eclatanti è il caso di Henoch Budi Setiawan (comunemente noto come Ming Ho), proprietario e direttore della CV Alco Timber Irian e CV Sorong Timber Irian, che è finito in tribunale quando le sue imprese sono state prese sul fatto con 81 container di merbau illegale, una preziosa specie di legname minacciata di estinzione.
Nell’ottobre 2019, il tribunale distrettuale di Sorong ha condannato Ming Ho a cinque anni di prigione e gli ha inflitto una multa di 2,5 miliardi di Rupie (178.200 dollari). La sentenza è stata confermata dall’Alta corte di Jayapura nel dicembre successivo. Ma nel luglio 2020 la Corte Suprema ha ridotto la pena a due anni e ha ordinato la restituzione di 1.936 metri cubi del legname illegale di un valore di circa 1,6 milioni di dollari, ossia molto di più della multa stessa.
Almeno 50 imprese colte sul fatto dai funzionari del ministero mentre commerciavano mesau illegale, l’hanno fatta franca.
EIA e Telapak hanno chiesto alle autorità competenti perché ci siano stati così pochi procedimenti penali, perché le imprese colpevoli sono ancora autorizzate a operare e perché i verdetti dei tribunali siano rimasti segreti; ad oggi non è giunta alcuna risposta soddisfacente.
“È frustrante che la squadra del Ministero stia impegnando tanto nella repressione del commercio di legname illegale, mentre sembra che i tribunali stiano vanificando gran parte di tale lavoro”, ha aggiunto Abu Meridian, di Telapak. “Il Ministero dell’Ambiente e delle Foreste merita un elogio per i suoi sforzi nel fermare la deforestazione illegale, ma i tribunali e il sistema legale del paese hanno fallito nel loro compito”.