I casi di bambini contesi tra l’Italia e l’estero sono quasi 250 all’anno. Circa il 60%, riguardano minori portati via con la scusa di una vacanza. Meno del 5% fa ritorno. L’avvocato Valentina Ruggiero spiega l’iter da seguire ma anche limiti, falle e lungaggini delle attuali procedure.
Uno dei fatti di cronaca che più ha tenuto banco, recentemente, è sicuramente quello riguardante Eitan Biran, l’orfano di 5 anni, unico sopravvissuto della tragedia della funivia di Stresa sul Mottarone. Vista la forte risonanza mediatica, la vicenda è ormai diventato un caso eclatante e gli organi competenti si stanno dando da fare per risolvere quanto prima la delicata questione. «I minori sottratti ai legittimi collocatari e trasferiti all’estero – sottolinea l’Avv. Valentina Ruggiero – sono però tanti e, purtroppo, dimenticati da tutti, soprattutto dalle istituzioni». Dichiarazione, questa, che si declina in un vero e proprio grido d’aiuto e di attenzione da parte dell’Avvocato stesso esperto in diritto di famiglia, minorile e diritto accessorio) che da tempo scrive sull’argomento ed è concretamente in prima linea.
Nel caso di Eitan, il piccolo è conteso tra gli zii paterni (gli affidatari nominati ufficialmente) e il nonno materno che, senza alcun permesso, lo ha riportato in Israele con un volo privato. «Per capire meglio la vicenda – afferma l’Avv. Ruggiero – è necessario vedere nello specifico cosa accade quando si verifica un caso di sottrazione internazionale, così da comprendere tutte le lacune di legge e di fatto esistenti».
Quando il minore viene sottratto e condotto all’estero, il genitore (o chi ne fa le veci) che subisce il danno deve presentare apposita denuncia per sottrazione. Se il genitore è fortunato, ottenendo un provvedimento a suo favore, viene stabilita un’udienza di rimpatrio. I tempi, però, non sono velocissimi. Nel frattempo, di solito, anche il genitore che ha sottratto il minore si rivolge alle autorità del luogo e poiché quasi tutte le giurisdizioni sono più veloci della nostra, il risultato arriva prima. «Fortunatamente – precisa l’Avv. Ruggiero – se la procedura è partita prima nel nostro Stato, è comunque il Giudice italiano a decidere. Ovviamente dovrà però relazionarsi con il Magistrato del Paese in cui al momento si trova il minore». Risultato: i mesi passano e il bambino continua a rimanere lontano dalla figura genitoriale che ha subito il danno. Cosa che procura traumi spesso gravi proprio al minore. Secondo uno studio del “Parental Child Abduction: The Long term Effects”, a cura della professoressa Marilyn Freeman per Human Rights, risulta che nel 73% dei casi i bambini sottratti conseguono effetti psicologici (anche a distanza di anni dalla sottrazione) e nel 18% le conseguenze sono gravi.
Il minore, oltretutto, viene ascoltato presso il Tribunale del Paese in cui è stato condotto e, quasi sempre, rende dichiarazioni non spontanee perché influenzato e manipolato, spaventato all’idea di essere abbandonato anche dal genitore del posto. Da evidenziare – continua l’avvocato – che in alcuni paesi le dichiarazioni del minore non vengono neanche trascritte nei verbali. L’Ambasciata, nel frattempo, ha solo poteri mediativi e il genitore sottraente non ha neanche l’obbligo di rispondere a quella italiana.
Il Telefono Azzurro, solo nel 2019, ha registrato 8.331 denunce di scomparsa (di cui 5.376 stranieri e 2.955 italiani) e il fenomeno sembra non arrestarsi visto che i bambini che spariscono nel nulla sono sempre di più. Secondo Missing Children Europe, a livello globale, il problema ha proporzioni allarmanti. Il più delle volte il minore viene poi rintracciato all’estero, portato via da un parente. I casi di bambini contesi tra l’Italia e l’estero sono quasi 250 all’anno e, nella maggioranza delle situazioni, circa il 60%, riguarda minori portati fuori dai confini, spesso con la scusa di una vacanza. Il restante 40% è rappresentato da bambini che si trovano nel nostro Paese e sono reclamati dall’estero. Meno del 5% dei bambini portati via fa ritorno in Italia, degli altri si perdono le tracce negli anni, senza nessun intervento delle Autorità preposte per riportarli fisicamente a casa.
Andando oltre i numeri e l’iter legale, di certo c’è che, in attesa che la giustizia faccia il suo corso, il genitore rimasto senza il minore in Italia non ha un’autorità reale e pratica di riferimento. L’unica vera “spalla” è rappresentato dagli Avvocati specialisti che supportano tecnicamente, ma anche psicologicamente, i propri assistiti.
«Personalmente – conclude Valentina Ruggiero con un pizzico di rammarico – a oggi, non ho esperienza di minori rientrati con disposizioni. Pochi, invece, quelli rimpatriati con transazioni». L’Avvocato Ruggiero chiude con una riflessione importante:
Si può continuare così?
Si deve modificare la legge?
Si deve creare un organo di supporto che interagisca con il soggetto, l’avvocato e lo stato estero?
Domande chiare e dirette che attendono solo una risposta, per il bene dei tanti bambini ancora sospesi nel traumatico “limbo” della contesa.