“Se l’Italia è sull’orlo della crisi energetica non è certo colpa degli italiani, che già prima della guerra erano in condizioni disastrose. Ridurre il consumo energetico, ponendolo come presupposto per la pace, suona come una presa in giro. In questo modo ricadrebbero sui cittadini scelte di cui è il Governo ad essere responsabile”. Così in una nota il presidente nazionale U.Di.Con (Unione per la Difesa dei Consumatori), Denis Nesci, commenta le notizie sui rincari generalizzati dei prezzi.
“Qui non si tratta di scegliere tra pace e condizionatore. Il Governo dovrebbe spiegare se l’economia italiana sia in grado, o meno, di sostenere un ulteriore razionamento dei consumi. L’aumento dei prezzi dell’energia, del carburante e del carrello della spesa è una costante già dall’inizio della pandemia. Numeri alla mano, il costo delle materie prime, in due anni, ha provocato aumenti su tutti i comparti che vanno dal 50% al 150%. Nei prossimi due anni rischiamo mezzo milione di occupati in meno, oltre 4 milioni di cittadini ridotti al lastrico e la chiusura di moltissime aziende. Fare prediche agli italiani e chiedere loro ulteriori sacrifici non serve a nulla se poi le famiglie continuano a impoverirsi e difficilmente riusciranno a stare al passo del costo della vita”, continua Nesci.
“Fino adesso i bilanci degli italiani non hanno risentito positivamente degli effetti dei provvedimenti del Governo, basta leggere le bollette di luce e gas. Come molti analisti sottolineano, i prossimi giorni segneranno la storia dell’energia per decenni, perciò è inutile alimentare pericolose illusioni, gli italiani non meritano questo”, conclude il presidente dell’Unione per la Difesa dei Consumatori.
Consumi: Nesci (Udicon), crisi iniziata prima della guerra
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