Che cos’è un “ Chautuaqua”? Era una specie di spettacolo ambulante, che girava tutta l’America, dove si raccontavano storie tramandate oralmente di generazione in generazione.
“Lo zen e l’arte della manutenzione della motocicletta” di Robert Pirsig è un Chautuaqua.
A prima vista, leggendo la trama, potrebbe sembrare uno di quei “diari di viaggio”, che racconta il viaggio on the road al cavallo di una moto, di un padre e di un figlio dal Minnesota al Pacifico, scialbo e farcito di frasi fatte su come affrontare la vita.
In realtà nello “Zen e l’arte della manutenzione della motocicletta” c’è molto di più, c’è il viaggio di due anime che,attraverso gli sconfinati paesaggi della steppa Americana, si interrogano e si muovono inseguendo un mito, quello della Qualità.
La ricerca, anche ossessiva, del mito della Qualità viene accompagnata da una serie di dimostrazioni pratiche e teoriche,sapientemente illustrate con tanto di schemi concettuali, che dimostra quanto sia indispensabile all’interno della nostra vita a partire da azioni del tutto meccaniche e quotidiane, come la manutenzione della motocicletta.
Il nostro protagonista-narratore man mano che il “Chautuaqua” inzia a prendere forma e a sviluppare le teorie sulla Qualità, si lascia trasportare dai ricordi di Fedro, il suo “altro Io”, sepolto in seguito alla barbarie dell’elettroshock, che riesce a tornare prepotentemente in vita grazie a questo viaggio che ripercorre i luoghi in cui ha vissuto.
Fedro, come il narratore latino, inizia a raccontarci una storia, la storia di un uomo che ha voluto e ha saputo vivere senza schemi meccanici e predefiniti che tendono ad intrappolare il mondo in una gabbia, rendendolo monotono, prevedibile e vuoto.
Attraverso questo racconto, dove il ritmo non viene scandito dalla conta dei giorni, ma dai cicli naturali, e dove anche i luoghi vengono riconosciuti in base alle variazioni del clima, ripercorriamo le tappe che portano alla formulazione di una legge e di una perfetta definizione di qualità, ricerca che ha portato Fedro alla pazzia, e che tenta nuovamente il nostro protagonista che cerca, nel modo più lucido e analitico possibile, di riportare in vita quelle teorie messe a tacere.
La qualità a cui si rifà e che tenta di spiegarci non è altro che la “techne” greca, ovvero quell’unione di arte e tecnica, che non riduceva ad una semplice e mera esecuzione la “produzione” di un oggetto. Le nuove frontiere della tecnologia tese sempre più al raggiungimento della pura tecnica, perennemente concentrate sul dettaglio, hanno forse dimenticato che l’assenza di Qualità, porta alla mancanza di benessere sia del possessore dell’oggetto che dell’esecutore che si preoccuperà sempre di creare qualcosa di nuovo e mai qualcosa di meglio.
Metafora di questo stile di vita dove si preferisce il qualcosa di meglio al qualcosa di nuovo, è sicuramente la moto che permette una visione ampia e completa di ciò che ci circonda senza schemi predefiniti e claustrofobici abitacoli che ci chiudono la visuale.
Il cammino che porta alla formulazione di una teoria sulla Qualità è decisamente insidioso, come la scalata di una montagna: non possiamo gloriarci troppo delle nostre conquiste, arrivati a metà strada, ma non possiamo neanche demoralizzarci guardando a quelle ancora da raggiungere. Bisogna semplicemente vivere il presente ed aspettare la naturale epifania della teoria preoccupandoci, nel frattempo, di vivere cercando sempre quel qualcosa di meglio sinonimo di qualità e umanità.