“A Thing Of Beauty” nasce volontariamente come un disco d’altri tempi, registrato interamente in presa diretta senza per questo volere essere un lavoro a bassa fedeltà. Nel debutto degli Inarmonics convivono infatti diverse anime e soprattutto notevoli capacità strumentali che vengono messe al servizio della narrazione in un viaggio in cui vengono esplorati diversi generi musicali, all’insegna della contaminazione. Gli Inarmonics sono un gruppo che ama sperimentare e non limitarsi ad un unico genere musicale. La voce di Gianluca Gabrielli spazia tra diversi registri, mostrando un’anima più black in brani come “A Thing Of Beauty” e ancora una versatilità e drammaticità vicina al progressive in “Disma”, canzone dalle varie sfumature che in un certo senso riesce a riassumere in se diverse influenze 80s e tra queste anche un tocco dark / new wave, contributo del chitarrista Massimiliano Manocchia. Ci sono anche momenti strumentali come il funk astratto di “Farabutto” dove emerge la solidità della sezione ritmica composta da Giampaolo Simonini al basso e Manuel Prota alla batteria. Sorprendente è l’intesa anche in un altro strumentale, “Funkarabian Scat”, con finale rigorosamente improvvisato. Una particolare attenzione è riservata al suono, frutto della ricerca di Gianluca Gabrielli che è il creatore del marchio Earthtone, linea di effetti per chitarra analogici dai circuiti originali che sono stati impiegati per la prima volta per la registrazione di questo disco. I testi sono frutto del contributo di Gianluca Gabrielli, soprattutto per quelli di ispirazione più mistica, e di Massimiliano Manocchia per quelli più legati a intuizioni personali mentre la canzone che da il titolo al disco “A Thing Of Beauty” è ispirata all’opera di John Keats. L’immagine di copertina è opera di Stefano Bonazzi.
Tracklist: 1. Disma / 2. A Thing Of Beauty / 3.In The Park / 4. Funkarabian Scat / 5. History / 6. Farabutto / 7.Gone Too Fast / 8. More Wine
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