Secondo il nuovo studio pubblicato su Science da un gruppo di ricercatori dello Scripps Research Institute di La Jolla, la pandemia di Covid-19 ha avuto origine nel mercato ittico di Wuhan, in Cina. Animal Equality, già promotore della richiesta rivolta alle Nazioni Unite di chiudere una volta per tutte i wet market nel mondo, ribadisce l’urgenza di mettere al bando questi luoghi fonte di sofferenza estrema per gli animali e di rischio sanitario globale.
Secondo i ricercatori, il virus Sars-CoV-2 ha iniziato a circolare a ridosso del mercato della città attraverso un salto di specie partito dal contatto dell’uomo con alcuni animali venduti vivi nell’area sudoccidentale del mercato. Considerato fin dall’inizio un possibile epicentro della pandemia, dal wet market di Wuhan il virus si sarebbe diffuso coinvolgendo successivamente anche persone che non lo avevano visitato.
“Analizzando le prove disponibili abbiamo avuto conferma che il salto di specie con cui il virus si è fatto largo nell’uomo è avvenuto a partire da animali in vendita al mercato di Wuhan negli ultimi giorni di novembre del 2019”, afferma Kristian Andersen, docente di immunologia e microbiologia e coordinatore dei due studi pubblicati sulla rivista, con cui si fa luce sull’origine della pandemia.
Come documentato anche dalle strazianti immagini raccolte e pubblicate nel 2020 e nel 2021 dal team investigativo di Animal Equality in Cina, Vietnam e India, i wet market sono luoghi in cui gli animali vengono trasportati, venduti e uccisi senza protocolli circa la sicurezza alimentare, il benessere degli animali o la salute delle persone coinvolte.
Anche grazie alla campagna lanciata nel 2020 da Animal Equality e rivolta alle Nazioni Unite che ha raccolto oltre mezzo milione di firme, nel giugno 2021 l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), l’Organizzazione mondiale per la salute animale (OIE) e il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP) hanno chiesto congiuntamente la sospensione su scala globale della vendita di mammiferi vivi e selvatici nei wet market, a causa dell’alto rischio che rappresentano per la trasmissione di malattie zoonotiche.
“Animal Equality ribadisce la necessità di chiudere una volta per tutte questi luoghi dell’orrore dove gli animali e le persone sono in pericolo costante. I wet market non hanno posto nella nostra società e, a fronte di quanto emerso da nuovo studio scientifico dello Scripps Research Institute, a maggior ragione devono cessare di provocare danni agli animali e alla sicurezza globale”, ha affermato Alice Trombetta, Direttrice Esecutiva di Animal Equality Italia.