Un uomo è strangolato da un’aitante prostituta all’interno della propria abitazione e poco dopo una donna viene uccisa su un tram con un corpo contundente. L’unica relazione che sembra esserci tra i due omicidi è la presenza sulla scena del crimine di una figurina tratta dal libro “Pierino Porcospino”. Il giovane ispettore Lomenzo indaga e scopre che i due omicidi come altri delitti avvenuti successivamente sempre caratterizzati da una figurina del libro di cui sopra lasciata sul luogo del delitto, sono legati a un club, quello de Gli Amici della Fauna, che non è altro una congrega di vecchi viziosi. Sarà dura venirne a capo ma l’ispettore Lomenzo è giovane, ambizioso e soprattutto molto curioso….
…e tanta paura è la seconda incursione di Paolo Cavara ( che esordì come coregista nel tanto vituperato Mondo Cane assieme al suo sodale Gualtiero Jacopetti) nel giallo /thriller dopo l’oscuro La tarantola dal ventre nero immesso forse un po’ troppo frettolosamente nella scia dei titoli zoologici sdoganata da Dario Argento nei suoi primi film.
Vanta un cast di tutto rispetto , una confezione da cinema di serie A e una sceneggiatura firmata oltre che dallo stesso Cavara e da Enrico Oldoini, presente anche come attore nei panni dell’assistente di Lomenzo, dal felliniano Zapponi ( che oltre ad alcuni film di Fellini aveva appena cosceneggiato Profondo Rosso assieme a Dario Argento).
E, forte di cotanto pedigree artistico , non delude .
In tempi di poliziotteschi, di thriller erotici discinti, di polizie che non possono sparare, di città violente, che s’incazzano , di gobbi e infami , il film di Cavara fa la figura del cristallo Swarovski in mezzo alle chincaglierie.
Scevro da un approccio autoriale al genere …e tanta paura si dimostra un elegante mix di thriller argentiano, giallo all’italiana con qualche spruzzata generosa di eros regalata da una giovane e ancor bella Corinne Clery e qualche spunto di critica sociale inserito in un contesto quasi metafisico ( le feste a villa Hoffman, antesignane dei famigerati bunga bunga odierni, oppure il finale presso la futuristica sede dell’agenzia di investigazione piena di telecamera e superfici riflettenti di ogni tipo).
Si legge in filigrana un certo disprezzo per gli autoproclamatisi giustizieri che amministrano la giustizia da sè, uno schifo totale verso un certo tipo di classe sociale ricca e immorale e ci sono anche un paio di gags in cui vengono fuori le idee di sinistra di Lomenzo che maltratta sistematicamente la copia de Il Secolo d’Italia che trova sempre sulla scrivania del suo capo, interpretato da un Tom Skerritt che gesticola più di un
pescivendolo al mercato, ostacolato dalla difficoltà linguistica, mentre Eli Wallach marpioneggia alla grande.
C’è una grande attenzione riservata al personaggio del protagonista recitato da un Michele Placido ben calato in una parte che era stata la sua professione fino a qualche tempo prima.
La sua non è una figura supereroistica in netta controtendenza con i superpoliziotti che riempivano le sale cinematografiche dell’epoca, privilegia il cervello all’azione e per quanto riguarda l’azione la preferisce in orizzontale, non so se mi spiego….soprattutto con Corinne Clery e con la meteora nera Mary Ruth League, scolpita nell’ebano.
…e tanta paura è da accostare più al thriller che al poliziesco ma Cavara sembra disinteressarsi all’overdose di suspense caratteristica del genere: anzi si notano più le divagazioni e le notazioni a margine, la caratterizzazione di un’aristocrazia corrotta e marcia moralmente, anche la violenza è quasi centellinata, mentre l’eros è presente in dosi maggiori, anche forzatamente ( vedi la sequenza dell’infermiera nel bagno assolutamente gratuita).
Si vede che interessa altro, del resto il passato da documentarista non mente e non si usa il maglio della violenza troppo esibita per arrivare al grosso pubblico.
Pur essendo ormai irrimediabilmente datato …e tanta paura conserva ancora notevoli spunti di interesse…
( VOTO : 6,5 / 10 )