Durante la guerra civile spagnola aderì al Partito comunista spagnolo (PCE, in lingua madre “Partido comunista de España”); dopo il conflitto lasciò il paese e soggiornò in diverse nazioni, tra cui la Francia e l’Unione Sovietica. In totale Santiago Carrillo spese circa 38 anni della sua vita in esilio forzato.
Nel 1960 fu nominato segretario nazionale del PCE in sostituzione della Pasionaria Dolores Ibárruri. In questa veste egli allentò l’ideologia marxista-leninista del movimento e soprattutto rigettò lo stalinismo: quando nel 1968, durante la cosiddetta Primavera di Praga, l’URSS invase la Cecoslovacchia, Carrillo prese le distanze dalla politica di Mosca.
Dopo la morte di Francisco Franco, egli fece segretamente ritorno in Spagna (1977). Seppur saldamente ancorato alla classe operaia, Carrillo rifiutò ogni strategia rivoluzionaria ed insieme al leader del Partito Comunista Italiano Enrico Berlinguer e al segretario del Partito Comunista Francese Georges Marchais aderì all’eurocomunismo. I tre politici si incontrarono a Madrid il 2 marzo 1977, in un convegno che confermò tale scelta. La scelta democratica di Carrillo contribuì al ritorno della Spagna verso la democrazia.
Il 9 aprile 1977 il PCE tornò a essere legale: poco dopo, Carrillo fu eletto deputato alle Cortes Generales (il Parlamento Spagnolo), a cui fu rieletto anche nel 1979, anno in cui il suo partito ottenne il 10,9% dei voti. Dopo la grave sconfitta elettorale del 1982, in cui il PCE raccolse solo il 4% dei consensi e quattro seggi (di cui uno da lui occupato), Carrillo preferì dimettersi dall’incarico di segretario nazionale, lasciando il posto a Gerardo Iglesias.
Un aneddoto particolarmente celebre della sua biografia riguarda il tentativo di colpo di stato operato da un gruppo di militari il 23 febbraio 1981: durante l’occupazione del parlamento da parte dei golpisti, Carrillo rimase in piedi impassibile, si sedette e si accese un sigaro, come d’altra parte fece il capo del governo Adolfo Suárez González, guida della transizione. L’amicizia e il reciproco riconoscimento tra due persone tanto diverse (un militante clandestino comunista e un ministro franchista) è uno dei tanti paradossi della transizione spagnola alla democrazia.
(liberamente tratto da wikipedia)