Un ufficio ‘illecito’ che svolge attivita’ ‘illegali’ e viola il ‘diritto internazionale’. Ad una settimana dalla chiusura della sede dell’Unhcr per i rifugiati, Tripoli motiva cosi’ la sua decisione e sembra non lasciare alcuno spazio ad un’eventuale trattativa per la riapertura della sede, come suggerito in mattinata dallo stesso Ministro degli Esteri Franco Frattini.
Una decisione, quella di chiudere l’ufficio, che crea ‘un vuoto’, secondo i rappresentanti dell’Unhcr che si sono rivolti anche all’Unione europea, mentre l’opposizione chiede all’Italia di sospendere gli accordi con la Libia in materia di immigrazione. E le prime conseguenze della chiusura, secondo l’agenzia dell’Onu che si occupa di rifugiati e richiedenti asilo, si sono viste proprio con la vicenda del barcone giunto ieri al largo di Malta e recuperato dalla Libia, con a bordo, secondo la denuncia di Save the Children anche un bimbo di pochi mesi: queste persone, assicura l’Unhcr, potrebbero ora non avere accesso alla protezione internazionale.
TRIPOLI ATTACCA, SEDE UNHCR E’ ILLEGALE: ‘La Gran Jamahirya – spiega una nota del ministero degli esteri – non riconosce l’esistenza dell’Ufficio dei rifugiati nel suo territorio perche’ e’ uno Stato non membro della Convenzione (1951) sui rifugiati, e non ha firmato alcun accordo di cooperazione con l’Ufficio dell’Alto Commissariato per i rifugiati’. Per questo la sua attivita’ e’ ‘illegale’ e per questo Tripoli si dice sorpresa dalle reazioni per la sua chiusura.
FRATTINI, LIBIA RICONOSCA AGENZIA ONU: Poche ora prima che arrivasse la reazione di Tripoli, Frattini aveva precisato di aver chiesto spiegazioni alla Libia sulla vicenda, invitandola ad ‘avviare un negoziato’ per risolvere la questione. ‘Ci e’ stato detto – aveva spiegato – che mancava un accordo finalizzato a regolare’ la vicenda. Ora chiediamo alla Libia ‘di avviare il negoziato’ per arrivare a quell’accordo mancante.
UNHCR, CHIUSURA UFFICIO CREA VUOTO, UE RIFLETTA: Senza la presenza dell’agenzia Onu si crea ‘un grande vuoto per migliaia di rifugiati e richiedenti asilo gia’ presenti e per quelli che continueranno ad arrivare’, secondo la portavoce dell’Unhcr Melissa Fleming. Che invita l’Ue e tutti i paesi che guardano alla Libia come luogo dove ‘la gente che fugge da persecuzioni puo’ essere accolta’ a ‘riesaminare la loro politica in materia di immigrazione’. Nel Paese nordafricano, secondo i dati Unhcr, sono novemila (RPT: novemila) i rifugiati e 3.700 i richiedenti asilo, perlopiu’ palestinesi, o fuggiti da Iraq, Sudan, Somalia, Eritrea, Liberia e Etiopia.
PD, ITALIA SOSPENDA ACCORDI CON LIBIA SU IMMIGRAZIONE: Lo chiede Rita Borsellino, deputata Pd al parlamento europeo, mentre il collega di partito Enrico Farinone si augura che ora si metta in moto ‘la diplomazia’ per ‘garantire i diritti degli immigrati’ richiedenti asilo. Sempre dal Pd si rivolge invece al ministro dell’interno, Sandro Gozi chiedendogli di fare subito luce su quanto e’ accaduto al barcone di migranti che non e’ stato soccorso e sul quale viaggiava anche un bimbo di pochi mesi’. Il radicale Matteo Mecacci e’ invece convinto che la chiusura della sede dell’Unhcr ridicolizzi l’Italia dimostrando la sua ‘fallimentare’ politica.
AMNESTY AL SENATO CRITICA L’ITALIA – ‘L’Italia, in ragione dell’accordo con la Libia e del conseguente respingimento degli immigrati, e’ venuta meno alla propria tradizione di aiuto e assistenza umanitaria in mare aperto’. Lo ha affermato ieri, alla commissione Diritti umani del Senato, Giusi Dalconso, coordinatrice dell’attivita’ di ricerca sull’Italia di Amnesty International Italia.
Dalconso ha fatto riferimento ad un evento del 6 maggio 2009, quando, secondo Amnesty, un barcone con 227 persone a bordo, in navigazione nei pressi di Lampedusa, fu oggetto di una controversia tra Italia e Malta, e le operazioni di salvataggio furono ritardate con conseguente peggioramento di salute dei ‘disperati a bordo’.
Alla fine, le persone furono salvate dalla Guardia costiera italiana e ricondotte a Tripoli.
Dalconso ha sostenuto che ‘purtroppo la politica italiana non ha offerto sufficienti garanzie relativamente ai diritti di Rom e Sinti’.
fonte aduc