Se il boliviano vuole davvero abbattere il ritmo della deforestazione, deve innanzitutto fermare l’espansione di allevamento bovino, responsabile di circa un terzo della deforestazione nel paese (oltre ad avere una minore redditività per ettaro rispetto all’agricoltura) e far applicare le leggi sulla protezione delle foreste. E’ quanto emerge da uno studio a cura di Robert Mueller, dell’Università di Gottinga, uno studio che potrebbe trovare applicazione in molte altre aree dell’Amazzonia.
La deforestazione è considerata uno dei principali fattori del riscaldamento globale, causando circa il 20 per cento delle emissioni di gas serra immessi nell’atmosfera.
Attraverso lo studio di modelli di uso del territorio in Bolivia, Mueller e colleghi hanno identificato le tre maggiori cause di perdita di foresta del paese. In una analisi sistematica, suggeriscono una varietà di soluzioni specifiche per ciascuno di essi.
L’agricoltura su larga scala, o meccanizzata, è di gran lunga la più distruttiva.
Malgrado rappresenti ben il 54 per cento di perdita di foreste tra il 1992 e il 2004, l’agricoltura commerciale è considerata troppo importante per l’economia boliviana per essere facilmente ridimensionata. Esso rappresenta circa il 12 per cento delle esportazioni del paese, ed è responsabile di circa 150.000 posti di lavoro, producendo principalmente di soia per l’esportazione in un momento in cui la domanda globale di tale merce è in crescita. Il team di ricerca si limita quindi a suggerire una serie di restrizione selezionate all’espansione dell’agri-business, nella definizione delle aree e maggiori spese per i permessi di deforestazione.
L’agricoltura su piccola scala, ha contribuito al 19 per cento della deforestazione, mentre ha dato da vivere a 400.000 persone. Si tratta di una serie di sistemi di coltivazione che spesso vanno al di là di sussistenza, con parte del prodotto rivenduto nei mercati locali e nazionali. Questa agricoltura, secondo gli scienziati può difficilmente essere contratta.
La priorità dovrebbe essere quindi impostato sull’allevamento bovino, che è responsabile del 27 per cento degli alberi abbattuti.