Soldi alle associazioni giovanili, ma solo se non ‘propagandano la diffusione delle droghe’ (che tradotto dovrebbe significare ‘se non sono antiproibizioniste’). E’ questo uno dei temi al centro del Ddl Meloni sulle associazioni giovanili, arrivato alla Camera e già contestato dall’opposizione. Di seguito alcuni commenti.
“Il disegno di legge del governo sulle comunità giovanili, che approda alla Camera per la discussione generale, è l’ennesimo spot, di cui non sentivamo certo il bisogno”. E’ quanto dichiara in una nota la deputata del Pd, Pina Picierno. “Qual è la proposta del ministro Meloni? Non si tratta di un nuovo sistema di finanziamento delle associazioni giovanili; non è chiaro se interessi associazioni esistenti o da creare ‘ad hoc’; non si tratta di un investimento nella riqualificazione degli edifici pubblici per farne spazi di aggregazione (questa possibilità ricade sugli enti locali); non è nemmeno un programma per dotare il territorio di una diffusa forma di promozione del volontariato, dell’orientamento al lavoro e del protagonismo giovanile, perché altrimenti si sarebbe cominciato dalle esperienze già esistenti”.
Infine, sottolinea Picierno, “non è una riforma dell’associazionismo giovanile: perché non prevede nessun ulteriore spazio di partecipazione democratica dei giovani e non tiene nemmeno conto degli organismi già esistenti. Insomma il provvedimento Meloni, discusso in una sola commissione parlamentare e senza realizzare nemmeno un’audizione, si riduce alla creazione di un ennesimo Osservatorio e dell’ennesimo registro a cui iscrivere le associazioni, rimandando tutto all’ennesimo decreto-legge. Ci auguriamo non sia l’ennesimo tentativo di attribuire fondi pubblici in maniera un po’ troppo discrezionale”.
“Rivendico con forza di essere stato tra quel gruppo di giovani sognatori che si interrogavano su come offrire spazi di aggregazione e di socialita’ ai ragazzi, che ancora oggi purtroppo non ci sono. Il ddl sulle comunita’ giovanili ha il pregio di colmare questo vuoto di attenzione nei confronti della gioventu’ italiana, carenza profondamente sentita dalle giovani generazioni”. Lo ha affermato il deputato del Pdl, Marco Marsilio intervenendo in Aula durante la discussione generale sul provvedimento che porta la firma del ministro Giorgia Meloni.
“La caratteristiche delineate dal ministro Meloni nel provvedimento sono precise, non possiamo far finta di non vedere che esistono associazioni che propagandano diffusione di droghe, che seminano odio politico e continuano ad essere libere di fare attivita’ e’ quindi stato giusto dire che lo Stato finanzia, sostiene e valorizza quelle associazioni che andranno a gestire le comunita’ giovanili, che combattono l’abuso di alcol, lottano contro la diffusione di droga, rifiutano la violenza”.
“Associazioni costituite su base democratica e che rispettano determinate caratteristiche -ha concluso- queste potranno chiedere l’iscrizione al Dipartimento della Gioventu’ per poter amministrare i contributi e gestire le comunita’ giovanili, palestre di democrazia e luoghi dove costruire progetti, spazi di confronto e agire rispetto ai fenomeni del disagio sociale”.
“Sul disegno di legge del governo sulle comunita’ giovanili abbiamo molte perplessita’, nel metodo e nel merito”. Lo ha affermato nota Carlo Monai, capogruppo dell’IdV in commissione Attivita’ produttive della Camera, intervenendo in Aula durante la discussione generale sul provvedimento che porta la firma del ministro Giorgia Meloni.
“Nel metodo perche’ non capiamo le ragioni dell’improvvisa accelerazione impressa al provvedimento, spedito in fretta e furia in Aula, dopo essere stato ignorato per un anno, senza uno straccio di dibattito e di approfondimento serio in commissione”, ha spiegato.
“Nel merito, perche’ i criteri fissati dal disegno di legge sono talmente vaghi da lasciare spazio a possibili distribuzioni di denaro a pioggia, o peggio ancora, di natura clientelare e discrezionale”, ha sottolineato.
Per Monai, “sarebbe stato piu’ utile e di buon senso, cosi’ come sostiene la commissione parlamentare per le questioni regionali contraria al provvedimento, sostenere le politiche regionali del settore giovanile, ovvero, dare i soldi a quelle realta’ che fanno capo alle regioni e che gia’ si occupano in maniera proficua di giovani”.
Infine, ha concluso, “a dimostrazione che siamo di fronte all’ennesimo spot, basta dare un’occhiata alla drastica riduzione operata da questo governo al fondo per le politiche giovanili che ha subito un taglio di 57 milioni di euro, pari a oltre il 41 per cento in meno dello stanziamento complessivo assegnato al fondo dal governo Prodi. A chi serve questo disegno di legge: ai giovani o al ministro Meloni e alle associazioni giovanili che fiancheggiano i partiti politici?”.
fonte aduc