Ecco la ricetta per dare alla donna una riserva virtualmente infinita di cellule riproduttive (ovociti), massimizzando le possibilita’ di restare incinta anche in tarda eta’ e anche dopo trattamenti oncologici: infatti ‘cellule riproduttive dormienti’ sono state risvegliate con una sveglia molecolare e trasformate in cellule uovo mature che, fecondate, hanno dato alla luce una nidiata di topolini. Reso noto sulla rivista dell’Accademia Americana delle Scienze ‘PNAS’, l’esperimento e’ stato ripetuto con analoghi risultati usando celule di donne, poi pero’ non fecondate per motivi etici. Il traguardo e’ dell’equipe di Aaron Hsueh, della Stanford University Medical School in California. A differenza del maschio che ha una riserva di spermatozoi potenzialmente infinita, la femmina dispone di un numero limitato di ”cartucce” da sparare per fare figli. Infatti le bambine nascono avendo in dotazione un certo numero di follicoli ovarici (costituiti ciascuno da un ovocita circondato da uno strato di cellule piatte) che poi in adolescenza cominciano a maturare uno a uno espellendo ad ogni ciclo l’ovocita maturo e fecondabile. Ma non tutti i follicoli si svegliano dal loro pluriennale letargo per dare l’ovocita maturo. Altri restano dormienti e quindi inutilizzabili fino all’inesorabile arrivo della menopausa. Forti delle conoscenze di precedenti studi, pero’, gli esperti Usa hanno risvegliato follicoli dormienti presi da topoline neonate. Per farlo hanno usato due ‘sveglie molecolari’, le proteine PTEN e PI3K che controllano il letargo follicolare. Una volta risvegliati, i follicoli sono stati trapiantati in topoline adulte senza ovaie, dove hanno continuato il loro ciclo di sviluppo fino a produrre ovociti maturi. Questi sono stati poi fecondati in vitro e infine impiantati in uteri di topoline. Ne e’ nata una cucciolata. Follicoli dormienti di donne (malate di tumore cui era stato asportato il tessuto ovarico) sono stati trattati allo steso modo: riattivati e impiantati in topoline hanno dato ovociti maturi che pero’ poi non sono stati fecondati. Lo studio fornisce un modo per utilizzare tutta la riserva riproduttiva femminile: le donne anche in tarda eta’ in questo modo potrebbero avere altre ‘cartucce’ per fare un figlio.
fonte aduc