All’alba dell’8 si svolse una delle più cruente battaglie della storia e del conflitto israelo-arabo: le brigate egiziane in ritirata giunsero ai passi di Giddi e Mitla e li trovarono sbarrati dalle forze di Israele in attesa. Seguì una vera e propria carneficina con la distruzione o la cattura della maggior parte delle unità egiziane, uomini, carri, veicoli e cannoni. Molti soldati errarono persi per il deserto e morirono di fame e di sete. Negli anni successivi Israele fu accusato da parte araba della fucilazione di prigionieri.
Nel frattempo, entro mezzogiorno, paracadutisti isreliani avevano preso il controllo di Sharm el Sheik e riaperto lo Stretto di Tiran, la cui chiusura era stata una delle cause del conflitto.
Per evitare una disfatta ancora peggiore, la conquista del Canale di Suez da parte degli Israeliani e l’invasione della sponda est, non restava a Nasser che una strada: accettare la richiesta ONU di cessate il fuoco, decisione trasmessa al Consiglio di sicurezza la sera dell’8.
Quella sera stessa il Governo Israeliano discusse se avviare la conquista del Golan, un’operazione già pronta da tempo sul piano militare, ma vi furono gravi contrasti sia per timore di ingenti perdite che di un intervento sovietico.
Sempre l’8 giugno ebbe anche luogo uno degli eventi più importanti della guerra dei sei giorni, che coinvolse le forze armate di un paese che fino a quel momento si erano tenute al di fuori di questo conflitto. Nel corso del pomeriggio dell’8 giugno i caccia israeliani attaccarono presumibilmente per sbaglio la nave spia americana USS Liberty, uccidendo 34 membri dell’equipaggio e rischiando di causare un conflitto a livello diplomatico tra Stati Uniti ed Israele.
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