Gli scenari catastrofici non si sono realizzati. Un anno dopo la legalizzazione della vendita di marijuana ad uso ricreativo in Colorado, il bilancio di questo avvio e’ giudicato largamente positivo. “Ci si diceva: gli adolescenti si butteranno sulla cannabis, gli adulti si distruggeranno e non andranno piu’ a lavorare… Niente di tutto questo si e’ concretizzato”, dice con soddisfazione l’avvocato Brian Vincente, uno degli estensori dell’emendamento 64 sul quale il 55% degli elettori del Colorado ha autorizzato, a novembre del 2012, produzione e vendita di marijuana agli adulti di piu’ di 21 anni.
Il fenomeno e’ stato molto inquadrato. Il Colorado si sa che e’ agli avamposti della lotta per la fine del proibizionismo, e per questo e’ molto sorvegliato. E sembra che, al momento, l’esperimento sia riuscito. Nessuna nuova di cannabis aleggia sulla citta’. Il crimine e’ diminuito del 10% secondo la FBI. E’ calato anche il numero di incidenti stradali. E’ vietato fumare nei luoghi pubblici, compresi parchi e caffe’. Gli acquisti sono limitati: un’oncia (28,34 grammi) a persona per i residenti in Colorado. 7 grammi per i visitatori. Ogni pianta e’ registrata in un archivio centrale informatizzato. Ogni transazione commerciale puo’ essere annullata. Ogni lavoratore e’ registrato ed e’ individuabile. “Avevamo dieci anni di esperienza con la marijuana terapeutica”, spiega l’avvocato.
Il “modello del Colorado”, secondo l’espressione della Brookings Institution, non vieta o scoraggia il consumo, ma lo regola e lo tassa (40 milioni di dollari derivano dalle tasse raccolte, che vengono destinate alle scuole). “Noi siamo guidati da tre principi: evitare che la marijuana caschi nelle mani dei bambini, dei criminali e di altri Stati”, spiega Barbara Brohl, direttrice dell’amministrazione fiscale dello Stato. Il numero di consumatori non e’ la preoccupazione principale dei poteri pubblici. Il solo mandato che e’ stato loro conferito dagli elettori e’ di “regolamentare la marijuana come l’alcool”.
L’ Stato non produce ma rilascia le autorizzazioni di vendita e pratiche e fissa la quantita’ di superficie coltivabile, che gli consente di esercitare un controllo sulla quantita’ immessa sul mercato. Non si interessa piu’ di tanto dei prezzi, ma il livello di tassazione consente di contrastare le fluttuazioni che potrebbero riavvivare il mercato nero. L’idea di un mercato di Stato della marijuana sembrerebbe difficilmente fattibile per gli “storici” del movimento antiproibizionista. “Forse lo Stato in Francia fissa il prezzo del vino?”, domanda Ean Seeb, di Denver relief, uno dei piu’ vecchi dispensari di Denver,
Il consumo di cannabis e’ aumentato? I sostenitori della legalizzazione sostengono che il numero di consumatori non e’ cambiato in modo significativo (era gia’ il 9% degli adulti) e che i “nuovi” consumatori sono vecchi fumatori che non hanno piu’ paura di farsi vedere. Comunque, le entrate sono raddoppiate in un anno. Fino al 2013, il giro d’affari della marijuana era relativo a circa 110.000 pazienti della marijuana terapeutica. A fine 2014, con le vendite ricreative, arrivera’ a 700 milioni di dollari, secondo una stima provvisoria. “E’ chiaro che il numero di consumatori e’ aumentato”, dice Andy Williams, fondatore di Medicine Man, un dispensario che ha realizzato 9 milioni di giro d’affari quest’anno (rispetto a 4,5 milioni del 2013).
Lo Stato ha creato due fondi per gestire la manna di tasse arrivate dalla vendita di marijuana. Uno (marijuana cash fund) consente di finanziare l’autorita’ che supervisiona l’applicazione della legge (55 impiegati tra cui 29 poliziotti). L’altro (marijuana tax fund) e’ ripartito, in base alle decisioni dei parlamentari locali, che hanno destinato i primi 40 milioni alle scuole. Nel 2014, il montante delle tasse raccolte dallo Stato dovrebbe essere di circa 60 milioni di dollari. E’ poco su un budget di 24 miliardi di dollari, ma apprezzabile da un punto di vista di insegnamento pubblico. I primi versamenti alle scuole hanno permesso di assumere infermieri e consulenti educativi (per essenzialmente spiegare meglio ai giovani i pericoli della cannabis).
Altro beneficio economico: l’impiego. Piu’ di 15.000 persone lavorano nelle serre e nei negozi, secondo i dati ufficiali. Ai quali si aggiungono gli impiegati dell’indotto. Il Colorado sta vivendo un boom nel mestiere di elettricista (le piante richiedono una illuminazione tropicale).
Al contrario delle previsioni catastrofiche, il turismo e’ aumentato. Nelle stazioni di montagna, si reca il 90% dei clienti dei “pot shops”. “Portate il vostro equipaggiamento da sci e beneficerete di un prezzo speciale. Un’oncia per 25 dollari” promette la pubblicita’ sui media.
Un punto nero: i “commestibili”. Le autorita’ sono state prese alla sprovvista dalla mania per biscotti, brownies, caramelle e bevande con quantita’ di cannabis che non vengono ben comprese dai consumatori. Diversi incidenti -tra cui l’arrivo ai pronto soccorso di bambini dopo che hanno ingerito dei dolcetti alla marijuana- hanno obbligato lo Stato a rendere piu’ severe le norme sull’etichettatura e i dosaggi. Le autorita’ hanno attinto dagli utili della marijuana per finanziare una campagna educativa. La stessa industria ha prodotto una pubblicita’: “Start low. Go slow”, che invita i consumatori a ”cominciare bassi e procedere lentamente”. Il coordinatore della legalizzazione per lo Stato, Andrew Freeman, dice: “tutta l’industria si e’ mobilitata per delle persone che fumano spesso. Essa deve apprendere ad educare i nuovi arrivati sul mercato”.
(articolo pubblicato sul quotidiano Le Monde del 20/12/2014 – traduzione a cura di Aduc)
Cosa accade in Colorado ad un anno dalla legalizzazione della Cannabis?
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