Dalla legalizzazione alla commercializzazione: la marijuana diventa merce da expo. A un anno dal varo della storica riforma che ha depenalizzato produzione, vendita e consumo della cannabis, il 15 dicembre i nella capitale dell’Uruguay, si è svolta la prima edizione nazionale della Expocannabis, una manifestazione senza precedenti il cui obbiettivo è stato “la diffusione di informazione sulle potenzialità mediche, terapeutiche ed industriali della canapa indiana e della canapa”, variante della stessa pianta, quest’ultima, senza effetti psicoattivi.
Con oltre 40 stand espositivi e un ricco programma di conferenze, laboratori, eventi musicali e dibattiti, la Expocannabis – organizzata nella sede del Laboratorio Tecnologico dell’Uruguay (Latu), un ente a partecipazione pubblica – ha puntato a diventare la prima vetrina internazionale per esporre i vantaggi della legalizzazione promossa dal governo locale, anche se le autorità preferiscono parlare di “regolamentazione” del mercato.
All’appuntamento non poteva mancare il Hash, Marijuana & Hemp Museum di Amsterdam, vera istituzione internazionale che dal 1985 si occupa di informare sulla millenaria storia dell’uso della canapa nelle diverse culture, come fonte di tessuti, fibre e semi alimentari ma anche come sostanza psicoattiva, per scopi religiosi e spirituali o semplicemente ricreativi.
Fra gli stand, la parte del leone è stata fatta da club, associazioni e società che si occupano della coltivazione della canapa indiana, come Urugrow o Royal Queen Seeds, che offrono i semi e gli altri prodotti necessari per accudirne la crescita.
La riforma uruguaiana, infatti, prevede tre opzioni per procurarsi marijuana legalmente: la coltivazione domestica per uso personale – basta iscriversi a un registro nazionale inaugurato ad agosto, e si possono avere fino a sei piante – l’associazione di consumatori – massimo 45 soci e 99 piante – e la distribuzione attraverso le farmacie di “erba” prodotta dallo Stato, fino a un massimo di 40 grammi mensili per persona.
Siccome la distribuzione nelle farmacie è stata spostata alla fine dell’estate australe – verso marzo-aprile del 2015 – a causa del ritardo nell’attribuzione delle licenze ai privati che coltiveranno la marijuana in serre istallate in terreni pubblici, l’attenzione è concentrata attualmente sulle due forme previste di coltivazione privata.
La Expocannabis è servito anche per cercare di convincere un’opinione pubblica ancora scettica riguardo alla riforma lanciata dal presidente José Mujica. “I dubbi vengono dai due estremi: i proibizionisti che si oppongono a ogni liberalizzazione e i consumatori abituali, che diffidano dei registri creati dallo Stato”.
Un anno dopo il varo della legge, i sondaggi indicano che oltre il 56% degli uruguaiani resta contrario alla legalizzazione. E fra i militanti antiproibizionisti la recente elezione di Tabaré Vazquez a presidente, che pure fa parte dello stesso partito di Mujica, è vista con preoccupazione: il nuovo capo dello Stato – che è anche un noto oncologo – non ha nascosto il suo scetticismo sull’efficacia della liberalizzazione, sottolineando che gli sembra “incredibile” che una sostanza stupefacente possa essere venduta in farmacia.
fonte: aduc