Sono 12 milioni gli utenti iraniani registrati su Viber, 9 milioni quelli presenti su Whatsapp e circa 4,5 milioni gli iscritti su Facebook. I dati sono stati resi pubblici da uno dei più influenti comandanti dei Pasdaran, il generale Qolam’ali Abu-Hamze, e dal ministro della Cultura e della Guida Islamica, Ali Jannati. Quest’ultimo ha sottolineato come la censura governativa sui social media non stia dando ”risultati utili” dal momento che, ”nonostante le misure restrittive, una buona parte degli utenti, in particolare giovani, riescono a superare i filtri con l’uso di appositi software”. Il ministro ha poi criticato la censura nei confronti dell’uso dei social media, definendola “inefficiente”. Le dichiarazioni del comandante dei Pasdaran vanno nella direzione opposta e chiamano le autorità competenti a ”porre un freno a questo spazio di libertà creatosi all’interno della società iraniana”. Il generale ha infatti evidenziato che, oltre ai 20 milioni presenti sui social media, ”circa il 55 per cento degli iraniani hanno la parabola satellitare presso le rispettive abitazioni” violando di fatto la normativa vigente che vieta, senza l’autorizzazione governativa, l’uso del satellite.
Secondo il generale, l’uso di Internet e del satellite sta ”danneggiando la morale islamica” e questo ”sta producendo gravi disagi socio-culturali quali il divorzio, l’uso di droga e la corruzione morale”. Negli ultimi mesi è stato aperto un ampio dibattito tra il fronte moderato-riformista, guidato dal presidente Hassan Rohani, e quello conservatore, vicino ai Pasdaran e all”la tradizionalista del clero sciita, sulla regolamentazione dell’uso del web e del satellite. I primi sostengono che, seppur con l’esercizio di un controllo governativo, i social media dovrebbero essere aperti a tutti gli utenti. I secondi chiedono invece l’applicazione di una forte censura contro i social media, definiti come ”uno strumento deviante dell’Occidente che mira a colpire la morale islamica”.
fonte aduc