“Brava!”. Nature, la ‘bibbia’ della comunità scientifica internazionale, ricorre a un’esclamazione in lingua italiana per celebrare la mobilitazione della scienziata-senatrice a vita Elena Cattaneo contro Stamina e il rischio di una ‘deregulation delle cellule bambine’. Nell’editoriale ‘When right beats might’, pubblicato online, si ripercorre la “lunga saga italiana” fino all’atto finale, sottolineando che l’epilogo potrebbe essere da lieto fine, con l’impulso a “controlli più severi sulle terapie con cellule staminali non provate scientificamente, sia in patria che all’estero”. “Che impatto possono avere gli scienziati sul torbido mondo della politica?”, si chiede Nature. “Quando nel 2013 Cattaneo fu nominata senatrice, portò in Parlamento le speranze dei suoi colleghi di poter fare la differenza. Tribunali e politici italiani stavano autorizzando trattamenti a base di cellule staminali non sperimentati e potenzialmente pericolosi. I giornalisti, compresi quelli di questa rivista, che cercavano di portare alla luce questa situazione vergognosa, venivano smentiti, ostacolati e minacciati di azioni legali – si ricorda nell’editoriale – Cattaneo è andata a Roma e, con altri ricercatori esperti di staminali, ha contribuito a porre fine a questa spiacevole vicenda. Brava!”. Nature riconosce al gruppo di scienziati di aver “combattuto senza sosta e con grandi sacrifici personali”, e sottolinea che “quando Cattaneo è stata nominata senatrice dall’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano questa lotta ha acquisito un’altra dimensione”. Secondo la rivista, per sciogliere il nodo dei trattamenti a base di staminali per le malattie neurologiche si “affronta la contrapposizione tra gli approcci basati sull’evidenza scientifica e quelli basati sull’opportunismo in campo medico. Fino a poco tempo fa, l’Italia è stata un esempio di come sbagliare. Ora ha l’opportunità di mostrare come si può agire correttamente”.
Nature si sofferma sui contenuti della relazione della Commissione Sanità del Senato, stesa a chiusura dell’indagine conoscitiva sul caso Stamina, e definisce “sensate” le 10 proposte per correggere il sistema. “I politici devono ora metterle a punto ed attuarle. Quella di Stamina non è l’unica terapia priva di evidenza scientifica ad essere stata permessa dallo Stato italiano negli ultimi tempi, ma deve essere l’ultima. Anche gli scienziati e i decisori politici di altri Paesi farebbero bene a fare proprie tali lezioni, perché esse dimostrano che avere ragione non basta ad impedire che si causino danni”. Gli scienziati di tutto il mondo, sottolinea l’editoriale, “hanno assistito increduli alla prosecuzione dei trattamenti fino ad agosto 2014, quando un tribunale di Torino ha infine ordinato il sequestro delle attrezzature e delle cellule dal laboratorio di Stamina”. Quanto agli scienziati italiani, “sono spesso scoraggiati dalla mancanza di rispetto per la scienza nel loro Paese”, aggiunge la rivista citando i sismologi coinvolti nella vicenda giudiziaria che si è aperta dopo il terremoto del 2009 all’Aquila e il caso Di Bella. Stamina, conclude l’editoriale, “è una vergogna per l’Italia, ma dimostra l’influenza che i singoli scienziati possono avere nella lotta contro le forze anti-scienza. E come a sottolineare il fatto che la scienza può prevalere negli ambienti più ostili, un giorno dopo la pubblicazione della relazione del Senato, la Commissione europea ha formalmente autorizzato per la prima volta nel mondo occidentale l’approvazione di una terapia a base di cellule staminali: un trattamento per un raro tipo di cecità sviluppato da scienziati italiani, che lavorano in Italia. Non è solo nel mondo politico che i ricercatori possono aiutare gli altri a vedere più chiaramente”.
fonte aduc