Morire solo è prepotente agli occhi della gente… è una questione d’indipendenza e di “sostanza”?
L’idea di morire solo, che apre il disco con “Chiamatemi Nerone”, nasce dall’obiettivo di delineare da subito, nelle prime strofe, la figura di una sorta di “rivoluzionario antico”. Una figura che prova a cambiare le cose finché non è entra nei classici meccanismi della politica che cambiano – da che mondo è mondo – mentalità e priorità. È il nostro modo incensurabile di presentare “Sogno e Son Fesso” creando un’analogia tra la “politica” di una volta e quella di oggi. Come si evincerà nel corso del pezzo, grazie al quale abbiamo avuto già la soddisfazione di essere tra i Finalisti del Premio De Andrè 2014, in realtà il presunto “revisionismo storico” è solo un pretesto per fare della denuncia, cosa che – con una discreta dose d’ironia – abbiam capito ci viene abbastanza bene.
Siete più dei fessi sognanti o dei sognanti fessi?
Diciamo che siamo dei sognanti fessi, perché quello che cerchiamo di dire – in sintesi – è che i sognatori (e per sognatori intendiamo in questo caso chi crede in un sogno, in generale, ma in particolare chi fa Musica come noi) sono ritenuti “fessi” da questa società priva di rispetto, stimoli, curiosità. Oseremmo dire VITTIMA di un sistema che ci rende tutti “passivi” e non ci fa apprezzare la creatività e l’originalità di qualcosa di “nuovo”, “diverso”.
Uomini su misura, addomesticati e senza controindicazioni, è questo quello che cercano le donne?
Anche qui, come in gran parte delle canzoni di questo secondo album, il rapporto uomo-donna, e lo si evince nell’urlo finale alla Rino Gaetano, è un pretesto per delineare la figura del musicista come quella di un sognatore fottuto da un sistema chiuso che ci lascia l’illusione del sogno, ma che in realtà calibra perfettamente ogni step in nome del “basta che funzioni”.
Da una scala da 1 a 10, quanto siete “disperati” e quanto praticate la masturbazione?
Disperati 10, Masturbazione 11.
In 3 minuti cosa si può fare?
Una canzone di merda, quanto un’opera d’arte universale, emozionante e senza tempo. Ciò che sarebbe figo ricordare ai lettori, specie a chi fa musica come noi, è che resta sempre a noi la scelta.
Se ieri è come oggi e non si ha una faccia per uscire, cosa ci siamo persi?
Un lavoro retribuito.
Quanto è importante mischiare i colori per far festa?
Un sacco, purché si diventi folli e ci si costruisca un pretesto per evadere. O anche un pretesto per rispondere in maniera deficiente a certe domande senza dubbio un casino simpatiche.
Perché le persone non sanno sorridere più?
Perché non hanno l’occasione di vedere un concerto di Sabba e Gli Incensurabili nella propria città. Che sia per ridere di noi, o per ridere con noi, almeno sarebbe opportuno per loro, avere un’occasione simile.
Non far mai nulla per amore, dove porta?
Non lo so. Facciamo ciò che facciamo, in primis, per amore.
Ci piacerebbe però saperlo. Rispondi tu a noi? Siamo delle persone curiose.
Magari la prossima volta mi intervistate voi, così scoprite la risposta. Però, vi avverto che non ho un cazzo da dire…
Progetti futuri?
Suonare. Suonare. Suonare.