Venerdì scorso, un attivista indonesiano, Indra Kailani, di 23 anni, è stato ucciso dalle guardie di sicurezza dell’impresa PT. Wirakarya Sakti (WKS), consociata del gruppo cartario Asia Pulp & Paper (APP). Quel giorno, l’unione contadini locale (Serikat Petani Tebo) festeggiava il raccolto del riso, e Indra Kailani si stava recando alla festa, quando è stato fermato dalle guardie della WKS. In seguito a un diverbio, l’attivista è stato picchiato, quindi legato e portato via. Quando il suo amico, che era fuggito, è tornato con 30 contadini, le guardie del posto di sicurezza hanno preteso di non sapere nulla. I contadini hanno allora allertato la polizia. Indra Kailani è stato ritrovato morto il giorno successivo in una foresta palustre nei pressi della piantagione, legato, imbavagliato e coperto di ferite.
La polizia del villaggio di Tebo ha dichiartao che sette sospetti sono ricercati, tutti membri della scurry della piantagione. La comunità del villaggio ha avuto anni di conflitto con la WKS, che ha portato loro via tremila ettari di campi per farne piantagioni di acacia, usata per la produzione di carta. Nell’ambto della sua nuova policy forestale, la APP ha avviato una risoluzione dei conflitti sociali attorno alle proprie piantagioni, ma il processo è rimasto a lungo in stallo, come dimostra uno studio pubblicato da una coalizione di associazioni indonesiane e internazionali. “Questo incidente è solo la punta dell’iceberg, il villaggio di Indra era in conflitto con la WKS, e ci sono centinaia di conflitti simili nelle piantagioni della APP” ha commentato Muslim Rasyid, della rete ambientalista Jikalahari.
La APP ha condannato l’omicidio e si è detta disponibile a collaborare con le investigazioni, ma per molte associazioni locali, questo passo non è sufficiente. “Questo ha tutta l’aria di essere un omicidio premeditato” dice Riko Kurniawan, dell’associazione Walhi (Friends of the Earth) “Speriamo che giustizia sia fatta, questa volta, a differenza di casi simili, nel 2010 e nel 2012, dove gli omicidi di contadini da parte di fornitori della APP sono rimasti impuntiti.”
Anche Greenpeace, che collaborava con la APP all’implementazione della sua policy, ha sospeso ogni collaborazione, condannadnio l’omicidio e richiedenndo alla compagnia “incondizionata collaborazione con le investigazioni”. “La APP deve prendere misure immediate circa le proprie strutture di security, en un incidente simile non deve ripetersi. Ci aspettiamo che la APP si comporti in modo trasparente. L’impresa di sicurezza deve essere ritenuta responsabile di quanto accaduto”.
Fonte: http://www.salvaleforeste.it