Come è nato il Piccolo Nicolas?
Alla fine degli anni ’60, ogni settimana realizzavo una vignetta umoristica per una rivista belga, Le Moustique. Era un’illustrazione classica che rappresentava un bambino. Un giorno il direttore della pubblicazione mi chiese di trovargli un nome. Prima di entrare nel suo ufficio avevo visto l’insegna «I vini Nicolas» e allora decisi di chiamare il mio personaggio Il Piccolo Nicolas. Ma quando il direttore mi propose di trasformare la vignetta in una striscia, rifiutai perché non era il mio campo preferito. Fu René Goscinny a convincermi ad accettare facendomi capire che Il Piccolo Nicolas era un personaggio da fumetto. A quel punto gli proposi di lanciarsi in questa avventura insieme a me.
Assomiglia al bambino che lei era?
È il risultato di diversi modelli di bambini e in ciascun ragazzino della banda c’è un po’ di me e un po’ di René. Mai il Piccolo Nicolas ha indiscutibilmente ereditato il mio lato mattacchione.
Ha un posto privilegiato nella sua opera?
Rappresenta la nostra giovinezza, mia e di René Goscinny. Un’età per la quale provo inevitabilmente nostalgia.
È un buon esempio per i bambini di oggi?
Il Piccolo Nicolas non fa nulla di male, ma non spetta a me esprimere un giudizio sui bambini di oggi. Peraltro, ne frequento pochi. Conosco qualche ragazzina che trovo straordinariamente svelta e intelligente.
Come spiega il successo che il Piccolo Nicolas riscuote tra loro?
Non so dare una spiegazione, ma mi fa piacere constatare che malgrado tutto sia cambiato, malgrado la scuola non sia più la stessa e i bambini non portino più i calzoncini corti continuino ciò nonostante a identificarsi in lui.
Il successo del primo film dedicato al suo personaggio l’ha sorpresa?
Ogni cosa mi sorprende sempre. Quando realizzo dei disegni che vengono acquistati, quando i miei libri si vendono, rimango stupefatto. Un illustratore non si abitua mai al successo. Contrariamente a un artista di scena, noi non vediamo i nostri lettori e dunque il successo resta astratto.
Cosa le piace nel lavoro di Laurent Tirard?
È piuttosto rigoroso e non utilizza un’ingente quantità di mezzi come si tende a fare oggi. Essendo della vecchia scuola, è la sua sobrietà a piacermi più di ogni altra cosa. Per questo motivo, quando ha formulato l’idea di realizzare un seguito al primo film, sono stato felicissimo e l’ho lasciato libero di compiere le sue scelte.
Qual è stata la sua reazione vedendo questo nuovo film?
Dal mio punto di vista, è un altro mondo, diverso da quello delle illustrazioni dei nostri libri. Ma lo osservo con attenzione e come non addetto ai lavori di cinema mi interessa.
Ha la sensazione di vedere un personaggio diverso dal suo Piccolo Nicolas?
No ma sento uno sguardo diverso nei suoi confronti e un diverso modo di vedere le cose in generale. Il Piccolo Nicolas che seguiamo sul grande schermo è davvero simpatico e il film è riuscito. L’universo grafico del cinema mi sorprende sempre rispetto a quello del disegno. È un altro mondo, che mi interessa e mi diverte.
Le piacerebbe che ci fossero altri film sul Piccolo Nicolas?
Se ci saranno degli altri film, vorrà dire che ci sarà la richiesta di vederne altri e di questo, ovviamente, sarei felicissimo!