Il primo western di Giulio Petroni con protagonista Lee Van Cleef.
Il piccolo Bill sopravvive al massacro della sua famiglia per mano di una banda di criminali, deve la vita a un uomo indistinto con al petto il ciondolo di un teschio che lo salva da un incendio. Divenuto adulto e abile pistolero, Bill si corrode nel desiderio di rintracciare quegli uomini per vendicarsi, di loro ricorda solo dei piccoli particolari. Un giorno Bill incontra il maturo Ryan che sembra indirizzarlo verso la pista giusta, entrambi hanno un conto in sospeso con quei balordi….
Apoteosi del cinema della vendetta nell’opera di Petroni che riprende gran parte del cast artistico/tecnico dei film di Sergio Leone, al punto che molti definiscono “Da Uomo a Uomo” il migliore film di Leone non diretto da Leone, un’avventura violenta che ha tracciato il solco per decine di opere successive anche al di fuori del genere, dalle arti marziali agli action più svariati. Luciano Vincenzoni, forse il più leggendario degli sceneggiatori italiani (La grande Guerra, Il buono, il brutto e il cattivo) scrive e apporta modifiche alla storia mentre è in presa diretta sul set, le suggestioni del precedente Per Qualche Dollaro in Più, altro titolo mitico da lui sceneggiato, sono estremizzate verso il senso della vendetta che diviene il tema centrale, il fuoco che consuma lo spirito dei due protagonisti interpretati da Lee Van Cleef (Ryan) e John Phillip Law (Bill).
Giulio Petroni dirige il suo primo western, seguiranno altre incursioni importanti come “Tepepa” (1968) con Tomas Milian e Orson Wells, risulta forse meno epico dell’ingombrante collega Sergio Leone e più didascalico nel gestire la colonna sonora di Sua Maestà Ennio Morricone nell’ennesima composizione evocativa e atmosferica, ma “Da Uomo a Uomo” resta un grande film, tra i più amati e citati dagli appassionati/critici del western all’italiana. Un film compatto e violento sin dal prologo, una scena di massacro famigliare piuttosto dura vista anche adesso, in cui il piccolo testimone Bill stampa nella mente i particolari dei suoi aguzzini: un tatuaggio, uno sfregio, un orecchino, un volto. I segnali e i ricordi dolorosi si rincorrono lungo il film con dei flash-back per Bill divenuto uomo con le fattezze di John Phillip Law (Diabolik), aitante attore inglese biondo e con gli occhi di ghiaccio, caratteristica che si riflette nella freddezza del personaggio, un pistolero accecato dalla vendetta che trova nel Ryan di Lee van Cleef un amico/nemico nella composizione di una delle (tante) coppie che hanno fatto la fortuna del cinema di genere italiano.
Lee Van Cleef è fresco reduce dai capolavori di Leone e non perde un grammo del suo proverbiale carisma, doppiato alla grande da Emilio Cigoli, un’icona suprema di un genere nel pieno della maturità che dona al personaggio Randy un’aura cupa e disillusa, in fondo per lui la vendetta è solo un modo per cancellare il tradimento e la delusione. Il rapporto che instaura con il giovane Bill è l’aspetto più forte e riuscito di Da Uomo a Uomo, una tensione continua dovuta alla rivalità tra i due, decisi a fregarsi a vicenda e giungere per primi al medesimo obiettivo, situazione che si traduce in divertenti battibecchi e rovesciamenti di fronte tipici della mano di Vincenzoni. La costruzione dei due personaggi è semplice, ben bilanciata e lascia intravedere uno struggente sentimento paterno di Randy nei confronti di Bill, apostrofato come “bambino”, che a sua volta risponde chiamandolo “nonno”, nel malcelato tentativo di nascondere il rispetto che nutre per quell’uomo risoluto con metodi da killer, quasi come il padre che non ha mai avuto.
Ottima la schiera dei cattivi capeggiati da Luigi Pistilli, altro grande volto del western italiano (Per qualche $ in più, Il Grande Silenzio, ecc.), un banchiere all’apparenza rispettabile che cela intenti sanguinari, accompagnato da Anthony Dawson (Agente 007 Licenza di uccidere) nella parte di un boss con la passione del poker e Mario Brega (presente in tutta la trilogia del $ di Leone), nell’inconfondibile interpretazione a lui congeniale di desperado tirapiedi con pulsioni violente. La parte finale è ricca di azione, una vera battaglia scandita da pallottole e morti ammazzati tra i due eroi e decine di avversari asserragliati in un isolato paesino di peones messo a ferro e fuoco, qui arriva una delle più intense scene di Da Uomo a Uomo, un duello senza sparatorie che entra dritto tra i migliori momenti del western all’italiana, e non solo. Il titolo internazionale del film è Death Rides a Horse.