Il 16 ottobre è uscito il secondo lavoro di Andrea Grossi, dal titolo “CONCRETO/ASTRATTO”: tredici tracce – dodici originali e una cover di Lucio Battisti – per parlare in maniera elegante e mai banale di felicità, amore, comprensione, eros ed immaginazione. Un progetto di musica d’autore che attinge dalla migliore tradizione italiana, spazia dal jazz alla musica popolare e trova la sua più viscerale espressione nel tango. Ho fatto quattro chiacchiere con Adrea per conoscerlo meglio…
Partiamo dalle tue origini artistiche, quando hai iniziato a interessarti alla musica?
L’interesse per la musica ha avuto origine dalla prima chitarra, regalata da mia nonna, alla fine della terza media. La desideravo, immaginando di suonare e cantare le canzoni insieme agli amici. Poi il divertimento sono stati i primi gruppi, con cui si suonavano cover, in diverse salette auto-arredate. Continuando, ho avvertito l’esigenza di iniziare a scrivere qualcosa di mio e così sono nate le prime canzoni. È stato un percorso naturale.
Raggiungere un proprio stile e identità, quanto è importante per un musicista?
Credo sia fondamentale e credo anche che sia tra le mete più difficili da conquistare.
In alcuni casi è qualcosa di innato, in altri occorre fare un percorso che richiede tempo, consapevolezza e molta esperienza.
Quali sono i tuoi punti di riferimento?
L’ispirazione, l’ironia, la curiosità. E il piacere che deriva dal mettere insieme le parole e unirle alla musica.
Cos’è la musica per te?
Libertà ed espressione. Comunicazione e divertimento. Emozione e amore.
Scambio. Uno stimolo sempre acceso e sempre nuovo.
Quanto conta per te il testo di una canzone rispetto alla musica?
È molto importante e sarei tentato di risponderti che il testo, per me, conta qualcosa di più.
Se ci penso è così, ma mi accorgo che non può esserlo nei fatti.
La melodia è fondamentale. Un testo meraviglioso senza una melodia all’altezza, ci lascia una brutta canzone. Al contrario, una bella melodia con un testo non proprio entusiasmante, può lasciarci una bella canzone. Io ho da sempre un debole per le parole, la lingua italiana e le immagini che si possono creare attraverso la lingua. Ma non mi permetto di tralasciare le attenzioni che la melodia richiede. Se non altro per valorizzare al meglio quello che ho scritto.
Cosa ne pensano i tuoi amici e familiari della tua scelta di intraprendere questa strada?
Ne sono orgogliosi.
È un percorso che seguo con professionalità e che mi rende felice, permettendomi di fare tantissime esperienze. Chi vuole bene a qualcuno non può far altro che essere felice della felicità altrui.
Hai un particolare progetto ideale e concettuale cui arrivare come massima aspirazione?
Non uno in particolare.
Il vero, grande sogno nel cassetto, era incidere un album con le mie canzoni.
Sono già arrivato al secondo e sto lavorando sul terzo. Posso dirmi soddisfatto.
I progetti da realizzare sono ispirazioni, figlie del momento: come scrivere una canzone che parli di un determinato argomento o pensare ad un album che abbia un determinato concetto dietro. Non sono ossessioni, ma più che altro piccole sfide/traguardi, che portano allo stimolo creativo e alla felicità.
Suonare a Roma era un mio sogno anni fa, che ho potuto realizzare reiteratamente.
Poi è arrivata Venezia e a febbraio suonerò anche lì, presentando il nuovo album.
Da Genova nessuna risposta, ma non demordo. Senza qualcosa da realizzare non credo sarebbe così divertente quest’avventura.