Il nono appuntamento de Il Novecento in dieci opere, è un dialogo tra Daniele Balicco, ricercatore e giornalista free lance, e Davide Ferri, attorno al Cretto di Gibellina (1984-1989) di Alberto Burri, una delle opere pubbliche più discusse tra quelle realizzate in Italia nella seconda metà del secolo scorso.
Il Novecento in dieci opere è una serie di incontri che nasce con l’intento di raccontare dieci opere del secolo scorso per riflettere su alcuni aspetti dell’arte di oggi.
Il Novecento in dieci opere non è però un corso di storia dell’arte contemporanea, né il tentativo di restituire una visione esaustiva e organica del Novecento.
Il Novecento in dieci opere è piuttosto una serie di conversazioni che si svolgono alla luce di un singolo lavoro: sono ammesse divagazioni, ma durante ogni dialogo l’immagine dell’opera scelta è sempre lì, proiettata alle spalle degli astanti.
A parlare delle opere non sono necessariamente degli specialisti, ma artisti, scrittori, teorici, che intrattengono con quelle un legame affettivo o di lunga consuetudine.
Il Novecento in dieci opere, attraverso il disvelamento di predilezioni o magari idiosincrasie o semplicemente riprendendo il filo di dialoghi interrotti, vuole provare a contraddire quella che sembra una lacuna della critica attuale: la difficoltà a parlare di singole opere (certo, ci sono delle eccezioni, la collana One Work di Afterall Books è un luminoso esempio), a favore di generiche riflessioni sulle pratiche o sulle poetiche, spesso più rassicuranti.
Daniele Balicco (Bergamo, 1976) ricercatore e giornalista free lance. Si occupa di estetica, filosofia politica e storia culturale del capitalismo. Collabora al quotidiano Il Manifesto e alle testate web: alfabeta2, Le parole e le cose, doppiozero. Fra le sue pubblicazioni: un volume sul pensiero politico di Franco Fortini (Non parlo a tutti. Franco Fortini intellettuale politico, Manifestolibri 2007), una raccolta di studi su Edward Said (Riflessione estetica e lotta politica in Edward Said, Allegoria 2014) e volume collettaneo sul Made in Italy come costruzione simbolica (Made in Italy e cultura. Indagine sull’identità italiana contemporanea, Palumbo 2015). É in corso di pubblicazione per le edizioni Quodlibet il suo prossimo libro (Nietzsche a Wall Street, Quodlibet 2016).
Davide Ferri (Forlì, 1974) vive a Roma ed è critico e curatore indipendente. E’ docente di Estetica presso l’Accademia di Belle Arti di Rimini (LABA) e tra i docenti del CFA in curatela museale e di eventi allo IED di Roma. Ha curato diverse mostre e progetti in alcune gallerie e musei d’arte contemporanea, tra i quali, di recente, Afro. Pensieri nella mano ai Musei San Domenico di Forlì, Franco Guerzoni. Nessun luogo, da nessuna parte. Viaggi randagi con Luigi Ghirri alla Triennale di Milano, La figurazione inevitabile. Una scena della pittura oggi al Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato e, con Antonio Grulli, Sentimiento Nuevo. Incontri sulla nuova critica e scrittura d’arte in Italia al Museo MAMbo di Bologna. Attualmente sta lavorando alla mostra Tutta l’Italia è silenziosa, in dieci spazi tra ambasciate e accademie straniere a Roma.