Aftersun è il terzo album solista del britannico Bill Laurance, meglio conosciuto come tastierista della band a stelle e strisce Snarky Puppy, band che per inciso ha dato una nuova speranza alla fusion, mondandola da tutta quella loffiaggine in cui era piombata quando il genere era andato in direzione “smooth-jazz”.
Come dire dalla sala da concerti alla sala da té: ora, non ho niente contro il té, anzi mi piace assai, ma lo smooth con tutti quei suoni levigati e ruffiani fu la vera e propria pietra tombale della fusion, un genere che tentò di rinnovare il jazz prendendo per lo stomaco l’ascoltatore a colpi di dosi massicce di funk e tanto ritmo.
Nell’album di Laurence di loffio non ci troverete niente, ma nove brani che fanno del ritmo e dell’improvvisazione la loro ragion d’essere. Ben coadiuvato dalla sezione ritmica degli Snarky’s, il nostro spazia da brani dalla forte impronta funk, non disdegnando di spingersi in territorio afro, a pezzi in linea con il jazz più classico, quelli dove suona il piano acustico, ma sempre però con basso, batteria e percussioni in primo piano.
Laurance fa tesoro della lezione di maestri della fusion quali furono i Weather Report ma anche gli Steps Ahead e gli Yellowjackets, aggiornando il linguaggio del genere con tutto quello che è uscito dopo quella esaltante stagione e regalandoci un’atmosfera cinematica che scorre lungo tutti i solchi del disco.
La cosa da rimarcare è che in lavori come questi si rischia di ottenere una mappanza di suoni dove i musicisti fanno a gara a chi ce l’ha più lungo, qui invece si marcia spediti come una squadra affiatata e per fortuna non ci si annoia mai.
Bel disco.