Il Codacons ha presentato oggi una maxi-denuncia contro la società Alitalia, depositata alla Procura di Roma, all’Antitrust, alla Corte dei Conti e Commissione Europea, in cui si chiede di indagare sul percepimento dei fondi pubblici da parte dell’azienda e l’utilizzo delle risorse, nonché sulle politiche aziendali relativi ai lavoratori.
Come noto – spiega L’associazione – in seguito alle note vicende Alitalia del 2008 e 2009 che hanno causato il licenziamento di circa 13.000 lavoratori, Alitalia C.A.I. a partire dal 2009 stipulava circa 7300 nuovi contratti di lavoro, contravvenendo agli accordi firmati con le istituzioni ed i sindacati, che prevedevano la riassunzione degli ex-dipendenti in cassa integrazione. A far data dal 1/1/2015, poi, Alitalia Sai ha iniziato ad assumere un rilevantissimo numero di personale con contratto a tempo determinato, senza attingere dal personale posto in mobilità così come era stato previsto dagli accordi firmati: per 600 dipendenti sono stati stipulati nuovi contratti di lavoro, si è riaperta la Scuola Piloti Alitalia e si sono sostenuti cospicui investimenti per migliorare il servizio, per rinnovare la flotta di aerei, e per sviluppare nuove rotte internazionali.
“Dalle modalità con cui si è proceduto prima ai licenziamenti e, successivamente, alle nuove assunzioni e, più in generale, dall’analisi delle politiche aziendali, si è potuto evincere come l’azienda avrebbe approfittato degli accordi sindacali, contrari alla normativa europea, per ottenere finanziamenti e sostegni pubblici economici a vario titolo – scrive il Codacons nell’esposto – Alitalia ha usufruito di numerosi finanziamenti, la cui erogazione è proseguita a seguito della ultima crisi che l’ha condotta a dichiarare lo stato di insolvenza. Si evidenziano in particolare i seguenti usi distorti di finanziamenti pubblici:
a) Nuove assunzioni attraverso l’escamotage degli sgravi contributivi previsti dal Jobs act;
b) Progetto di ricollocazione del personale mobilitato Alitalia 2014 finanziato dai fondi europei.
Alla luce di quanto sopra esposto, appare evidente il danno prodotto agli utenti/contribuenti derivante dalla cattiva gestione delle risorse pubbliche: infatti, stando allo studio posto in essere anche da alcune associazioni sindacali, il risparmio di denaro pubblico sarebbe potuto avvenire attraverso una rimodulazione dell’orario di lavoro, evitando i numerosi licenziamenti e la necessità di ricorrere di continuo e in modo consistente ad aiuti economici pubblici”
Per tale motivo il Codacons ha chiesto a magistratura, Corte dei Conti Antitrust e Commissione Ue di “accertare e verificare se nei fatti sopra esposti possano celarsi responsabilità a carico della società Alitalia e dei suoi amministratori, nonché delle associazioni sindacali firmatarie dell’accordo e della Regione Lazio.
In particolare:
1. Una responsabilità per danno erariale, connessa allo spreco di risorse pubbliche imputabile ai suoi vertici e alla cattiva gestione protratta negli anni;
2. Una responsabilità per violazione della normativa anticoncorrenziale: con espressa richiesta di comminatoria delle sanzioni previste dalla normativa europea per la violazione delle norme sugli aiuti di stato e, più in generale, delle norme sulla tutela della concorrenza;
3. Una responsabilità penale per la violazione degli artt. 316 ter c.p. Indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato e 640 bis c.p. Truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e, in ogni caso, per qualunque fattispecie penalmente rilevante possa essere ravvisata nelle condotte sopra descritte;
4. Una responsabilità per utilizzo improprio dei fondi europei stanziati per incrementare il lavoro creando una spinta propulsiva all’economia del paese, ed invece mal gestiti e investiti in azioni totalmente contrarie al benessere pubblico, del lavoratore e del cittadino e del consumatore stesso”.