La pratica riguarda la commercializzazione sul mercato italiano, a partire dall’anno 2009, di autoveicoli diesel (con codice identificativo EA189 EU 5) la cui omologazione è stata ottenuta attraverso l’utilizzo di un software in grado di alterare artificiosamente il comportamento del veicolo durante i test di banco per il controllo delle emissioni inquinanti. Ciò al fine di fornire un risultato delle emissioni ossidi di azoto (NOx) più basso di quello ottenibile nella modalità che invece si attiva nel normale utilizzo del veicolo su strada.
L’Autorità ha ritenuto tale condotta scorretta ai sensi del Codice del Consumo poiché gravemente contraria agli obblighi di diligenza professionale e idonea, altresì, a falsare in maniera rilevante il comportamento economico dei consumatori, inducendoli ad assumere una scelta di consumo che non avrebbero altrimenti preso qualora consapevoli delle reali caratteristiche dei veicoli acquistati.
L’Autorità ha parimenti ritenuto scorretta la presenza, in vari cataloghi informativi diffusi dal Gruppo, di specifici green claims e messaggi pubblicitari che attribuiscono al produttore una particolare sensibilità ambientale o una specifica attenzione al livello delle emissioni inquinanti delle proprie autovetture. Secondo l’Antitrust tali messaggi, alla luce di quanto emerso nel corso del procedimento, sono suscettibili di indurre in errore i consumatori, con riferimento alla vocazione ambientale, alla responsabilità sociale rivendicata dal produttore, nonché alle affermazioni del rispetto delle normative vigenti in materia.
“Su Volkswagen siamo intervenuti con la massima sanzione possibile prevista dalla legge per le pratiche commerciali scorrette. In questo caso le informazioni sulle caratteristiche di difesa dell’ambiente dei modelli si sono rivelate del tutto fuorvianti e chi aveva scelto di acquistare lo aveva fatto anche per quei motivi”. E’ Antonio Pitruzzella, presidente dell’Antitrust, a spiegare così, intervistato da “La Repubblica”, la logica della prima sanzione comminata in Europa per il Dieselgate che ha scosso la casa tedesca. Una decisione storica che riporta il tema della difesa dei consumatori al centro dell’attenzione. O meglio, il diverso grado di tutela nei vari paesi. Negli Usa Volkswagen ha dovuto trovare un accordo di risarcimento globale da 15 miliardi, qui per ora si è mossa solo l’ Italia, ma con numeri piccoli per un gruppo che fattura 73 miliardi di cui 4,3 nel nostro Paese. E, chiarisce Pitruzzella, non sarà una sanzione di principio. “Avrà -avverte Pitruzzella- anche effetti reali, a cominciare dal danno reputazionale che di solito scoraggia le aziende”. “Inoltre, come è già successo in altri casi, ci saranno delle conseguenze in tutte le cause civili in corso, dove la decisione dell’Antitrust diventa una prova della condotta scorretta. La difesa dei consumatori va di pari passo con quella del mercato, perché anche imprese concorrenti risultano danneggiate da un comportamento non rispettoso delle regole. Siamo solo all’inizio” aggiunge il presidente dell’Antitrust. Pitruzzella affronta anche il tema delle liberalizzazioni e della legge per aprire i mercati. “Succede -afferma- che purtroppo è ferma da un anno e mezzo in Parlamento e strada facendo ha perso dei pezzi importanti, come la libertà di vendere nelle parafarmacie i medicinali in Fascia C. Recentemente la piena apertura del mercato elettrico è stata ulteriormente rimandata”. “Ci sono organizzazioni che riescono a difendere le proprie rendite di posizione, creando un pregiudizio per tutta l’ economia” osserva.
fonte aduc