Un tribunale amministrativo tedesco, a Osnabrueck, ha respinto il ricorso di una giovane tedesca musulmana che voleva poter insegnare in una scuola serale portando il niqab, il velo islamico che lascia vedere solo gli occhi. Lo riferisce l’agenzia Dpa citando fonti ufficiali del Tribunale. La politica tedesca è ancora ferma alle enunciazioni di principio e alle richieste di ministri regionali del partito della cancelliera Angela Merkel, ma una corte tedesca si è già mossa concretamente contro il velo integrale islamico. Il diritto di manifestare il proprio credo religioso tutelato dall’articolo 4 della Legge fondamentale tedesca le è stato negato argomentando che prevale quello, garantito dall’articolo 7, a un’adeguata istruzione degli alunni, di cui fa parte anche la comunicazione non-verbale del volto. La giovane, di 18 anni e originaria di uno Stato della ex-Jugoslavia, non si è presentata all’udienza a causa dell’attenzione dei media resa forte da un dibattito in corso nel paese in queste settimane sul diritto o meno di portare il burqa. Un’indicazione l’aveva data la cancelliera giovedì parlando di burqa o niqab quale ostacolo all’integrazione delle donne musulmane nella società tedesca. Il giorno dopo gli otto ministri dell’Interno regionali del suo partito cristiano demcoratico e sociale (Cdu-Csu), in una “dichiarazione di Berlino” sulla sicurezza avevano dichiarato che “l’occultamento totale” del volto “inficia la coesione della società” e, “nel servizio pubblico” come scuole, università, tribunali, è “inaccettabile”. I ministri hanno chiesto il bando del burqa (ma in Germania si vedono solo alcuni “niqab”) anche in “controlli dei passaporti”, uffici anagrafe, dimostrazioni e “nel traffico stradale” in quanto la visuale ridotta causata della fessura del velo può essere “un pericolo per gli altri”. Il ministro dell’Interno federale Thomas de Maiziere ha ricordato che le richieste della dichiarazione di Berlino devono essere tradotte in norme dalle autorità competeneti (ministeri federali e regionali). L’estate ha relegato in secondo piano il dibattito sul burkini che si stava sviluppando attorno ad almeno un caso in una piscina all’aperto del Brandeburgo. Di fondo c’è la questione dell’ 1,1 milioni di profughi entrati l’anno scorso in Germania grazie soprattutto alla politica delle frontiere aperte voluta da Merkel con l’obiettivo di ringiovanire demograficamente l’economia tedesca e ribadita anche nelle ultime ore dalla cancelliera ripetendo in un’intervista “ce la facciamo” (a gestire la massa dei profughi). L’estrema destra, in vista delle consultazioni regionali a Berlino e in Brandeburgo del mese, però preme sull’elettorato del suo partito sottolineando che due dei quattro attentati compiuti il mese scorso sono stati opera di profughi, rendendo incandescente il dibattito sul velo islamico.
fonte aduc