“Doromizu. Acqua torbida”, romanzo noir giapponese del diplomatico Mario Vattani, successo di pubblico al quale si è affiancato il consenso della critica per tematiche e stile della scrittura.
Un risultato importante per l’opera prima che, per l’ambientazione in una Tokyo noir e decadente d’inizio millennio, l’ex Console a Osaka ha definito “un viaggio iniziatico sensuale e spietato nel ventre di Tokyo”.
Protagonista del romanzo è uno squattrinato venticinquenne italiano, da due anni nella capitale giapponese con un visto di studio. Orfano di madre sin da bambino, cresciuto a Londra, e aspirante cineasta, Alex vive il rapporto col Giappone in modo maniacale attraverso il cinema, le donne, e il lungo e doloroso tatuaggio tradizionale irezumi. Una serie di coincidenze lo precipitano in una spirale negativa, una discesa negli inferi verso i luoghi più oscuri e viziosi della capitale nipponica, mettendo a rischio la cosa che gli è più cara al mondo. Una megalopoli tenebrosa che Vattani racconta attraverso gli occhi del suo giovane protagonista, con una trama veloce e ricca di colpi di scena, che inchioda il lettore al racconto fino all’ultima pagina.
L’ispirazione del libro nasce dall’immaginario dei film di Kenji Mizoguchi, Tadashi Imai, Yasujiro Ozu, ma anche dei racconti della scrittrice giapponese Ichiyo Higuchi, il titolo “Acqua Torbida” richiama, infatti, il suo celebre racconto Nigori-e.
Doromizu non è solo un romanzo giapponese, è una storia di libertà e di passione profondamente umana, come lo sono gli archetipi rappresentati dai personaggi, sullo sfondo di un altro tema molto caro alla letteratura nipponica, che oggi appassiona tanti italiani: il piacere del cibo e la sua narrazione.
Mondadori – Strade Blu – Pagine: 372 – Prezzo: euro 20,00
L’autore
Mario Vattani, diplomatico presso il Ministero Affari Esteri e coordinatore UE – Asia Pacifico, è nato a Parigi nel 1966 e ha portato a termine i suoi studi in Inghilterra. Entrato in carriera diplomatica a ventitré anni, ha lavorato negli Stati Uniti, in Egitto, e soprattutto in Giappone. Ha vissuto molti anni a Tokyo, in veste di diplomatico e ricercatore universitario, e in seguito a Kyoto e Osaka, dove è stato console generale. Appassionato della cultura del Sol Levante nelle sue più diverse forme, parla correntemente il giapponese. Per anni ha praticato il tiro con l’arco e il Kendo – la scherma nipponica – di cui è secondo dan.