PARAPENDIO, è il primo disco dei SENHAL, giovanissima band pugliese.
Registrato nell’autunno 2015 in uno studio immerso tra le campagne della loro Puglia, esce l’8 aprile 2016 per Dischi Mancini, etichetta indipendente fondata a Milano dal producer/sound engineer Federico Bortoletto.
Otto canzoni e una traccia finale semi-strumentale, per un totale di nove brani la cui unica lettura d’insieme è fornita dal titolo del disco e parafrasata nell’omonima traccia di apertura. Parapendio è un punto d’osservazione dinamico ma ben preciso, il migliore da dove poter guardare l’album dalla prospettiva data negli intenti della band: quella di uno sguardo panoramico d’insieme, che comporta, sì, un certo distacco, ma che allo stesso tempo regala un coinvolgimento visivo intenso e totale
«Paesaggi geografici e mentali che erano, che sono e che forse saranno, vengono filtrati attraverso una gigantesca lente grandangolare che investe il disco dall’inizio alla fine. Le indagini umane narrate con la parola finiscono perciò per essere a loro volta “paesaggio nel paesaggio”, semplici corollari di una bellezza che non può prescindere dai luoghi quanto non può prescindere da chi li abita.»
Indispensabili a dare una completezza visiva all’immaginario del disco, sono le linee evocative dell’artwork firmata da Marina Marcolin, illustratrice veneta e autrice di pubblicazioni italiane ed internazionali, la quale può vantare esposizioni dall’Auditorium della Musica di Atene all’Istituto Italiano di Cultura di Tokyo.
Il disco poggia sicuramente sul telaio della canzone d’autore, la direzione di partenza mai del tutto abbandonata dalla band. Il songwriting costruisce ambientazioni, luoghi e circostanze avvalorate poi da un vestito sonoro fatto di suoni delicati che dirottano il più delle volte in una direzione ruvida e carica di incursioni elettroniche. Incipit spesso soffusi ma ritmicamente ossessivi lasciano spazio alla canzone e all’evocazione della parola-melodia, che a sua volta cede il passo a code lunghe ed esplosive.
A superare il paradigma arrangiativo di partenza chitarra-basso-batteria del trio Senhal ci pensano i suoni di Giuseppe Mariani (tecnico del suono e produttore del disco) oltre che le tastiere di Claudio Giuseppe Fusillo. I cori eterei di Donatella Gasparro accompagnano frasi melodiche di “Grande Schermo”, “Propagare” e “Nonluogo” ponendo ancor più l’accento sulla rottura tra le tinte delicate dei testi e delle melodie vocali e il loro essere puntualmente strattonate da una controdimensione sonora rarefatta, immersiva ma poi quasi sempre liberatoria.
Il primo capitolo discografico dei Senhal racchiude episodi che toccano ogni sfaccettatura dell’immaginario autorale e musicale caro alla band dalla sua formazione (fine 2013) all’orizzonte attuale. A momenti gracili e sospesi (“Propagare”, “Mentre stai con me”, “Panoramica”) se ne alternano altri dove strofe e ritornelli assolvono ad una marcata intenzionalità pop (“Grande Schermo”, “Duemila”) ed altri ancora che virano più o meno subito verso una direzione impetuosa (“Parapendio”, “Bianco”, “Fiori”). L’episodio conclusivo (“Nonluogo”) rappresenta il momento più lungo e articolato, dove il dato testuale funge solo da breve appendice visivo ad una totale preponderanza strumentale fatta di continui saliscendi, cambi ritmici ed atmosfere che si susseguono fino alla centrifuga finale che chiude il disco e lascia spazio a quello che verrà.