Condivisione, incontro e dialogo saranno, ancora di più, le parole chiave di Young Jazz Festival edizione 2016. Condivisione che passa dall’incontro della musica jazz con altri mondi, ambiti artistici, con altre comunità e linguaggi, come è da sempre nella vocazione inclusiva di questa musica e di questo festival.
‘Footprints’ è invece l’idea che è alla base della 12esima edizione di un festival dedicato da sempre alla musica delle “nuove generazioni” e di “nuova generazione”. ‘Impronte’ che stanno quindi a significare un cammino, viaggio, percorso che nasce dall’incontro di innumerevoli identità e generi a livello musicale, culturale, sociale, etnico e generazionale. Un molteplicità e multidisciplinarità di situazioni che si caratterizzeranno come occasioni di scambio, di reciproco arricchimento, di confronto, di messa in discussione e soprattutto di ‘sintesi’ nuove quanto imprevedibili.
L’evento musicale umbro, quest’anno in programma dal 12 al 16 ottobre (nelle passate edizioni si è svolto nel mese di maggio) come al solito nella città di Foligno e quest’anno con un appuntamento anche a Trevi, vedrà quindi convergere e dialogare stili, immaginari, culture completamente differenti in un progetto comune per mettere ‘impronte’ indelebili a sostegno di giovani musicisti italiani, della sinergia tra arti, dell’impegno sociale e della sensibilizzazione e formazione del pubblico.
Primo obiettivo della programmazione di quest’anno è quello di puntare su musicisti giovani e italiani, con un risvolto di forte carattere innovativo e di sostegno alle nuove generazioni: si esibiranno durante i cinque giorni di festival, tra gli altri, Dimitri Grechi Espinoza, Hobby Horse, il duo Gabriele Mitelli e Pasquale Mirra, L’Orchestrino, Fabrizio Puglisi, Alessandro Lanzoni Trio, Dario Carnovale New Trio, Matteo Bortone. Con loro Young Jazz continua a percorrere il sentiero della ricerca, dell’innovazione, della sperimentazione e della commistione di generi. L’ultimo giorno di festival prevede anche quello che è divenuto uno degli appuntamenti più attesi, ovvero uno secret concert sempre in collaborazione con il format ‘Formato Ridotto Live’ e che anche quest’anno non deluderà, mettendo insieme musicisti di varie nazioni.
La direzione artistica è sempre di Giovanni Guidi – pianista che proprio dalla sua città di Foligno è partito per conquistare la scena jazz internazionale, oltre che fondatore dell’Associazione Young Jazz – e si consolida inoltre il rapporto con Umbria Jazz che per l’ottavo anno consecutivo conferma il prestigioso patrocinio all’evento musicale folignate.
Torna anche quest’anno la consolidata sezione ‘Jazz Community’, visto che l’impegno nel sociale è forse da sempre quello che più identifica e rende diverso dagli altri festival Young Jazz. Il jazz ancora una volta diventa musica per unire e per dare voce a tutta la comunità, fatta anche di immigrati e persone disabili. Proprio Giovanni Guidi sarà alla guida di un progetto musicale, insieme ai The Gam Scorpions, che coinvolge un gruppo di ragazzi africani rifugiati in Italia. Anche la grafica del festival di quest’anno nasce proprio dai disegni di uno di questi ragazzi, Sidy, che di recente ha lasciato la Libia per arrivare in Italia. Young Jazz lo ha quindi coinvolto, gli ha parlato del festival e lo ha lasciato libero di immaginare.
Inoltre la Liberorchestra, ormai immancabile progetto del festiva che nasce come laboratorio-incontro tra musica jazz e disabilità fisica e mentale, sarà guidata per l’edizione 2016 da Stefano Tamborrino. Nel corso delle varie edizioni si sono alternati diversi musicisti in questa impresa e quest’anno Tamborrino con molto entusiasmo ha accettato di acquisirne la direzione.
‘Storie in cammino’ sarà invece uno spettacolo di narrazione animata realizzato in collaborazione con Emergency.
Young Jazz si apre anche alla danza, per allargare orizzonti oltre che musicali anche artistici. Due forme espressive come danza e musica jazz entreranno quindi in contatto. Due lavori coprodotti da Young Jazz e la compagnia DeJa Donnè esploreranno questo rapporto facendo incontrare le coreografe e danzatrici Lucia Guarino e Fabritia D’Intino rispettivamente con il sassofonista David Brutti e il batterista Federico Scettri.
In apertura di festival, spazio anche al cinema con la proiezione del film-documentario “Enrico Rava. Note necessarie”, appassionante lavoro che ripercorre, grazie anche a rari materiali d’archivio, la carriera del celebre trombettista. Rava sarà presente per l’occasione insieme all’autrice Monica Affatato, giovane e appassionata regista.
Un ulteriore canale interpretativo-comunicativo riguardante la musica jazz e il mondo che la circonda sarà quello della lettura e della scrittura, con il festival che vuole così rivolgersi ad un pubblico non solo fatto di intenditori. In cartellone, la presentazione dei libri ‘Che razza di musica. Jazz, blues, soul e le trappole del colore’, scritto da Stefano Zenni, e di ‘Storie di jazz’ con ritratti di grandi jazzisti a cura di Enrico Bettinello. Particolarmente interessante si preannuncia anche l’intervento dal titolo ‘Jazz e frontiera’ dello studioso e chitarrista Enrico Merlin.
Quello della sensibilizzazione del pubblico è un aspetto molto seguito da Young Jazz che ha tra i suoi obiettivi anche quello di avvicinare la musica jazz a più persone possibili e non solo attraverso l’ascolto dei concerti, ma anche attraverso nuove e peculiari chiavi di accesso e di interpretazione. Sfatando così il ricorrente pregiudizio di chi vede nel jazz “una musica elitaria per pochi intenditori” e riscoprendo quanto invece questo genere musicale, forse più di altri, possa essere accessibile, immediato e predisposto ad una libera interpretazione da parte dell’ascoltatore. Molti dei progetti e dei laboratori di Young Jazz, infatti, sono studiati per fare in modo che i partecipanti diventino gli stessi protagonisti e fautori di questa musica, non spettatori passivi ma partecipanti.
In quest’ottica rientra anche il tentativo di far vivere luoghi insoliti e suggestivi della città e del territorio. Anche quest’anno Young Jazz Festival punta a location non convenzionali, partendo dal classico Auditorium San Domenico fino allo Spazio Zut (contenitore polifunzionale), ma anche palazzi storici, club, enoteche, frantoi, strade, ristoranti, librerie, oratori, biblioteche, negozi di dischi e luoghi in disuso da far rivivere.
Prossimamente saranno attive le prevendite dei biglietti per i concerti.