Tra il quartiere della Certosa e Torpignattara, dove i segni dei fasti della Roma antica sono ormai solo rovine tra il cemento e l’indifferenza, Mauro Bonanni, detto “Barella”, gestisce un’autodemolizione tra le più antiche della zona, da decenni crocevia di personaggi che solo il sottobosco della periferia romana è capace di offrire. Barella è un uomo della strada, cresciuto nella povertà delle baracche, e come molti vive con disagio “l’invasione di extracomunitari” che negli ultimi anni ha reso irriconoscibile ai suoi occhi il quartiere dove è nato, e dove ha vissuto gli anni difficili ma spensierati della giovinezza.
Un razzismo quindi derivato da un disagio di vita più che ideologico, pesante e volgare nella sua espressione, ma in alcuni tratti contraddittorio: Barella è anche attratto da quelle terre così lontane e diverse e alterna ad un atteggiamento violento e autoritario verso i suoi operai, il marocchino Mohemd e il bengalese Ripon, la curiosità verso culture altre, arrivando persino a costruire una solida amicizia con Blaise, un ex operaio originario del Benin trasferitosi a Cuneo, con cui anni prima ha condiviso un viaggio nel paese centroafricano.
L’insinuarsi di una malattia e un passato vissuto sempre con passione, rendono l’avvicinamento alla vecchiaia tormentato. Perfino le moto, scopo di una vita, non riescono più a colmare i vuoti esistenziali dell’uomo: gestisce un team che fatica a sopravvivere per le ingenti spese e per i meccanismi corrotti degli sponsor, e tenta senza successo di rimettersi in gioco, risalendo su di un sidecar, per ritrovare successi ed emozioni ormai appartenenti solo al passato.
Completano il quadro di desolazione una moglie assente, una pittrice che lo abbandona dopo l’ennesima mancanza di rispetto, e i karaoke stonati degli amici d’infanzia: Banana, Giacomino e Pecora, che pur accompagnandolo con affetto e simpatia, rafforzano la morsa asfissiante della routine.
E così l’unica via d’uscita è la fuga: Barella trova la forza di dire per la prima volta a sua madre “Ti voglio bene”, visita la tomba del padre, saluta i suoi cari e gli amici più intimi in una festa dal sapore antico, e parte improvvisamente per Cotonou, capitale del Benin.
In Africa le parole sguaiate e il grigiume della periferia romana lasciano spazio al viaggio fisico e spirituale dell’uomo, alle immagini e ai colori delle strade terrose di Cotonou, alla quiete delle palafitte di Ganvié e infine alla colorata poliritmia del Festival Internazionale del Voodoo, a Ouidah, dove Barella appare finalmente sereno, restituito alla sua umanità, pronto per uno sguardo verso la grandezza dell’oceano africano.
CAST TECNICO
regia, riprese, montaggio, musiche Mauro Ruvolo
sound editing Silvia Moraes
audio mix Marco Falloni
supervisione al mix Paolo Segat
sala mix Rec&Play
registrazione musiche Arco Arte
produzione esecutiva IK Media srl
direttore di produzione Christian Scacco
service video e audio Clipper Media sas
fotografo di scena Stefano Perrina
prodotto da Cesare Fragnelli, Mirco Da Lio, Mauro Ruvolo
produzione Altre Storie, Screen Lab
nazionalità italiana
anno 2016
formato Dcp – colore
durata 75’
La poesia “Mok” di Ndjock Ngana è letta dall’autore
Le immagini degli scontri a Roma sono di Angela Nittoli e Fabio Butera
Il film è stato realizzato anche grazie all’utilizzo del credito d’imposta previsto dalla legge 24 dicembre 2007, n. 244
CAST ARTISTICO
con
Mauro Bonanni
e con
Mohemd Saif Gloria Brizzi
Giacomo Lainà Stefano Testa
Michelangelo Rella Fabio Callaringi
Blaise Atikpo Segbedji Ezio Baccano
Ripon Cazi Benito Di Berti
Maria Tili Giancarlo Cerrone
Massimo Bonanni Giorgio Ferretti
Walter Porreca Fabrizio Montani
Michele Zazza Michele Cloroformio
Boro Stefanovic Elio di Gennaro
Mauro Bonanni Jr Alex Prata
Padre Claudio Santoro Vincenzo Caloroso
Matteo Fortarezza Piero Panzironi
Antonio Mustone Cosimo Rella
Domenico Sgaramella Damiano Rella
Leonardo Seccafieno Lillo Cantafio
Mariana Vintila Giuseppe Ranzan
Renzo Renzetti Ivano Bonanni
Spartaco Rosati Mirko Masci