Dall’ ipercomunicazione degli anni 80′ siamo passati al silenzio, il mondo si ferma a parlare di AIDS solo 24 ore all’anno: il 1 dicembre
La Federazione ha 20 servizi, tramite i quali si prende cura dei malati di aids, offrendo un supporto non solo farmacologico ma anche psicologico, rieducativo e motivazionale per la tutela della dignità della persona, all’interno di un sistema di rete che vede il coinvolgimento delle realtà sanitarie locali (ospedali, medici, Dipartimenti di salute mentali..). Se all’inizio di questa “peste”, così chiamata, il ruolo degli operatori era di accompagnare la persona in modo dignitoso alla morte; oggi, con il progresso della cura dell’AIDS che è diventata una malattia invalidante e cronica, gli operatori sono “indicatori di speranza”, stimolatori della vita nonostante la presenza della malattia e l’ossessione della morte.
Ma non basta prendersi cura di chi soffre e non basta parlare di AIDS solo nella giornata mondiale, serve invece informare le persone e fare in modo che tutti possano avere accesso alle cure e siano spinti a fare il test per la diagnosi di sieropositività (Il Centro di Controllo delle malattie ci dice che solo in Europa ci sono almeno 122 mila persone sieropositive che non sanno di esserlo..). Il rapporto dell’ONU sull’HIV indica che aumentano i contagi tra le ragazze tra i 14 e i 24 anni, i giovani rappresentano la fascia potenzialmente più esposta al rischio di HIV e non solo…
Il problema è più ampio e complesso e si dovrebbe ricordare, soprattutto ai giovani, che: “se si hanno rapporti non protetti, ci si espone a molte malattie e contagi: AIDS, papilloma virus, epatite C, gonorrea, sifilide, tanto per citarne alcuni…etc; ovvero è necessario informare e comunicare con chiarezza quali sono tutti i possibili rischi ed indicare i modi per prendersi cura del proprio corpo, di se stessi all’interno di una vita affettiva sana”. C’è bisogno, pertanto, di creare e intensificare interventi mirati nelle scuole sull’educazione al tema della affettività.
Inoltre è importante anche affrontare la questione in modo organico considerando le conseguenze prodotte dall’infezione da HIV sulla persona, sulla sua famiglia e sull’intera comunità. Cosa significa essere sieropositivi oggi? E’ chiaro che questa malattia ha conseguenze sul piano economico, sociale e culturale proprio perché può causare reazioni diversificate ed impattare in modo discriminante sull’ambiente lavorativo, familiare e comunitario.
I percorsi di cura possono garantire ai pazienti un certo livello di qualità di vita ma è bene aver presente, affinché non si abbassi l’attenzione, che, ad oggi, ancora non esiste la cura all’aids, le diagnosi sono tardive ed il “sommerso” fa paura.
Luciano Squillaci – Presidente FICT – Federazione Italiana Comunità Terapeutiche