Partiamo dalle origini artistiche, quando e come vi siete incontrati?
Direi che tutto è nato un paio di anni fa, cercavo validi elementi per formare una band, non avevo pretese di stili, quello che mi importava era vedere nel suonare la voglia di creare qualcosa di personale, non necessariamente nuovo ma innovativo nell’insieme, che poi ci si riesca è tutta un’altra questione. Comunque, da un’umida sala prove sono emersi, in versione beta-test, i primi Minimal, nel giro di un anno si è delineata la formazione definitiva. A parte me, i ragazzi già si conoscevano e suonavano insieme in diversi progetti, quindi anche a livello alchemico questa conoscenza a posteriori è stata utile per l’armonia del gruppo.
Qual è la scintilla che vi ha fatto trovare il vostro stile e la vostra identità?
Ogni brano ha un differente fattore scatenante, del resto, sono convinto che la creazione di una qualsiasi cosa che può essere anche solo lateralmente considerata “artistica” nel suo valore, debba avere origini eterogenee. Ognuno di noi processa stili e informazioni differenti durante la propria quotidianità, così facendo ogni brano riflette le influenze di quel periodo, moltiplicato per quattro.
Punti di riferimento, se si quali?
Come per la domanda precedente, non credo in punti di riferimento fissi, si può parlare di generi di riferimento, certo, ma ritengo sia sempre meglio non precludersi nessuna strada per il futuro. Ricerca e sperimentazione sono la base del processo creativo.
Parliamo un po’ dell’ultima fatica: Ritratti Ritratti. Come nasce l’idea?
Ritratti Ritrattati è un’antologia di personaggi nevrotici e di nervosi. Attraverso l’esempio di vite illustri vorremmo in qualche modo esibire in maniera ironica e spregiudicata la condizione umana, abbassandone i toni, stimolando il dibattito, ballandoci su.
Quanto è importante non prendersi troppo sul serio?
Tantissimo, è per questo che scrivo risposte così pallose.
Avete dichiarato: “Tutto quello che esiste e che è esistito è soggetto alla manipolazione mediale e mediatica da parte di terzi. Noi siamo i quarti.” Perché allora non essere quinti, sesti, settimi o “ultimi”?
Perché avevo paura che non si capisse il gioco di parole.
Progetti per il futuro?
Molti live, si spera in un tour con il nostro mitico camper attraverso la penisola e l’incisione del secondo disco.
Domanda folle: se volere e volare si incontrano su una panchina cosa accade?
Quasi certamente arresto per possesso e spaccio di sostanze stupefacenti.