C’è spazio per i cantautori in Italia?
Non lo so, ditemelo voi! Io ne ho sempre ascoltati un sacco e pare che in giro ce ne siano ancora molti. Poi sai, la parola cantautore viene riferita sempre a De Gregori, De André, Fabi, Dalla etc etc. Però se ci pensi Morgan se le scrive e se le suona, Manuel Agnelli pure, Alioscia dei Casino Royale anche. Quindi sono un po’ tutti cantautori. L’importante è che ci sia sempre spazio per la buona musica, poi band, autori, cantanti, cantautori…chi se ne importa..!
Raggiungere un proprio stile e identità, quanto è importante per un musicista?
È ciò a cui ogni musicista aspira o almeno credo. Quando si crea qualcosa, si cerca sempre di essere differenti. Poi, e questo è inevitabile, nella propria creatività ci sono elementi che rimandano ad altri.
Cos’è la musica per te?
Un posto. Uno spazio senza spazio e senza tempo. E se ti emozioni allo stesso modo ascoltando “At least” di Etta James del 1960, o “When a man loves a woman” di Percy Sladge del 1966, o ancora “Buon Compleanno” di Max Gazzè del 2013, vuol proprio dire che nella musica il tempo non esiste.
Si può insegnare a volare?
Fisicamente? Scuola per piloti, ahahaha…Per volare con la mente basta leggere, ascoltare, guardare, insomma usare la parte emotiva di noi e non sempre quella razionale…C’è così tanto da immaginare!
Parliamo un po’ di “Lo stupido che canta”, come nasce?
Nasce da un’esigenza. La mia. Volevo scrivere delle canzoni e inciderle. Volevo lasciare qualcosa di mio. Un segno. Io non so o forse non posso dire se sia un bel segno o meno.
Progetti futuri?
No comment… Scherzi a parte…ho delle idee, ma è presto ancora per parlarne.
Abbiamo scritto e parlato di dEli…
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