24 ore, una giornata di lavoro e tutto il disordine che c’è dentro. Il lavoro è il nucleo del brano “Porno”. Due minuti martellanti di ironia e sarcasmo, di allegorie erotiche che delineano il profilo di un impiegato qualunque. Della sua condizione economica e politica ne sentiamo sparlare ogni giorno, non si può dire altrimenti del desiderio sessuale represso. Precario sì, ma dove abbiamo parcheggiato le nostre perversioni? Le nostre voglie sono schiacciate da un ritmo di vita disumano, da bisogni non reali, da padroni che non pagano mai. La nostra natura è a rischio estinzione, solo nei Porno siamo veramente liberi. E “Porno” è la nostra eiaculazione precoce che lascia un sapore strano in bocca senza sapere perché.
JULIAN MENTE
NON C’E’ PROPRIO NIENTE DA RIDERE
Un groviglio di suoni e parole. Parole urlate, a rappresentare plasticamente una rabbia che muove le viscere della band. Emocore, punk, noise, wave, continui cambi repentini di scenari e ritmi. Tutto questo e altro ancora per il nuovo disco di Julian Mente. Un disco talmente stratificato e puntiforme da far pensare a una band che del caos sonoro organizzato aveva fatto il suo marchio (Mars Volta). Un disco drammatico che ricorda a volte le pagine più dark de Il Teatro degli Orrori. Disco difficile al primo ascolto, da scoprire con calma.