A cinque anni dal precedente “New”, durante i quali ha collaborato a destra e a manca, intrapreso tour mondiali come se fossero passeggiate, messo in piedi progetti di vario tipo, PAUL torna con un nuovo lavoro di ben 16 brani, sorta di pseudo concept (con tanto di breve intro e epilogo finale).
C’è OVVIAMENTE (pare che ci si stupisca ogni volta) una diffusa aria beatlesiana (Paul ha sempre sapientemente saputo accontentare il suo pubblico), una voce sempre più “sofferta” (come da anni accade), una classe sterminata, la voglia di provare a spostare l’obiettivo verso altri orizzonti sonori (vedi il funk rock di “Caesar rock” ad esempio), mantenendo però sempre un rigoroso aggancio con le radici tra ballate piano e archi, quelle minimali con la chitarra acustica (“Happy with you”), mini suites (che trovammo spesso nei primi lavori solisti e con gli Wings come nella conclusiva “Despite repetaed warnings”), ottime rock song, qualche bizzarria (l’elettro samba lounge di “Back in Brazil”), un inno corale come “People want peace”, un tocco di classe come “Dominoes” (puro Wings), miglior brano dell’album.
Nella sterminata discografia (25 album tra solisti e Wings) difficile piazzare “Egypt station” tra i migliori ma sicuramente un lavoro dignitoso, con buoni spunti e una buona dose di freschezza e spontaneità.