Lo Straniero è il primo album di Lalla Bertolini, cantautrice romana che da diversi anni calca le scene sia con band sia come solista, pubblicato dalla New Model Label. Le 8 canzoni che compongono il disco possono interpretarsi come dei viaggi-visioni compiuti da una ipotetica stanza sotterranea di Roma.
La prima traccia, ‘923, ci riporta all’affermazione del fascismo, raccontando una relazione sentimentale. La malinconica pioggia che cade sembra scandita dai tasti del piano, l’euforia del militante contrasta con l’ambiente circostante. Il suo riso è visto come “un fiore alla deriva” che stona con il lutto al braccio della guerra precedente.
Il Bramino si parte da un dialogo tra due innamorati orientato verso la ricerca dei bisogni dell’anima. Con una chitarra che detta un ritmo incalzante, ci parla di come ha imparato a fare come se fosse sola. Dalla seconda strofa entra il piano, ha calpestato quella stessa terra e quelle perle dell’India e nonostante questo continua a respirare. Nel finale fa notare come la situazione non cambia e “dare ad ogni cosa il proprio nome” ridurrà confusione, incredulità ed incapacità.
Molto delicata è La Rete, una performance asciutta ci spiega come si possono evolvere i sentimenti nella navigazione digitale. Lo “svolazzo di cuori” multicolore delle chat accompagna l’attesa per una emoticon che trasporta un bacio virtuale. Anche il cuore è sospeso; la metafora finale delle pecore che aspettano con trepida attesa il loro turno per la tosatura, ben si calza con la velocità con cui ormai siamo abituati a ricevere i messaggi.
Un cambio di velocità lo abbiamo con Bob Dylan, prendendo spunto dalle critiche per non essersi presentato a Stoccolma a ricevere il Nobel, riflette sulla vita: non è quella che si aspettava ma puoi contare su “un pugno di amici” che ci portano allegria.
Si arriva alla traccia principale, Lo Straniero, ci porta in una visione notturna. Con un intimo e doloroso incontro con un uomo “fuoco nella mano”. Il terrore paralizzante, la costringe ad abbandonare le sue certezze per scoprire l’ignoto.
In questo viaggio vi è anche un momento di stordimento, con La Matta, che cambia umore se “viene il temporale” non è più mite. Priva di certezze, si mostra in grado di sciogliere i legami del corpo con la mente e la coscienza vaga senza meta accompagnata solo da rabbia e paura.
L’album termina con Padre Pio, un simbolico ritorno nei luoghi dov’è crescita. Una rappresentazione che rievoca un mondo antico che si può solo osservare, esattamente “Roma guarda Padre Pio, Da una teca come fosse dio”. Con un ritmo deciso riaffiorano immagini distinte: “I giannizzeri vanno a colazione, con il conte e con il barone” oppure “Sulla spiaggia scattano le foto A qualcuno che non se ne accorge”.
Grazie ad una commistione di varie esperienze, reali o illusorie, in queste canzoni proposte si ha l’impressione di percorre un viaggio emotivo essenzialità d’animo della cantante.