Raccontaci un po’ del tuo percorso artistico…
Sembra facile, ma non lo è! E’ cominciato tutto da bambino, il mio gioco preferito era inventarmi delle melodie e dei testi. Da quando avevo 5 anni fino ad oggi non ho mai smesso e con il tempo quel gioco è diventato la mia vita. In sintesi quello che faccio è scrivere e a volte produrre canzoni per altri artisti. Quando poi voglio dedicarmi uno spazio di anarchia scrivo per me.
Raggiungere un proprio stile e identità, quanto è importante per un musicista?
E’ importante nella misura in cui non diventi una gabbia. Lo stile e l’identità per me sono legati a quello che si vuole comunicare e all’estetica del proprio messaggio. Non credo bisogna trovarne uno solo o perlomeno gli artisti che più ho amato sono quelli che hanno saputo cambiare pelle infinite volte. Penso a Bowie, ai Beatles, a David Byrne, ai Pink Floyd, ma anche Dalla, Battisti o Battiato. Poi ovviamente ci sono artisti che da cinquant’anni fanno la stessa cosa e sono bravissimi proprio in quello. Non credo esista una regola universale.
Parliamo della tua ultima fatica, come nasce?
In realtà nasce già cinque anni fa. Avevo scritto questi brani proprio a cavallo fra la fine dell’adolescenza e l’inizio dell’età adulta. Mi piaceva l’immagine di SuXmario per sintetizzarla, proprio perché non ho mai capito se è un bambino coi baffi o un adulto, mi sembrava riassumere quello che stavo vivendo. Avevamo cominciato a produrlo con Iacopo Pinna già cinque anni fa, ma poi per diversi motivi è uscito solo adesso. E’ stato divertente ricantare canzoni che raccontavano un’altra vita. Lo abbiamo prodotto insieme a Iacopo Pinna, con l’apporto in alcuni brani di Lorenzo Sarti e Raffaele Scogna. Hanno partecipato tantissimi musicisti ed è stato un lavoro che mi ha divertito tantissimo.
Hai un particolare progetto ideale e concettuale cui arrivare come massima aspirazione?
Sì, quello sicuramente. In generale mi annoio facilmente, quindi mi piacerebbe un sacco sperimentare tutte le mie passioni musicali nel mio percorso. In ogni disco vorrei raccontare un genere, trovando con le parole ogni volta un linguaggio diverso. Vorrei avere una discografia dove nessun disco si ripete: un disco punk, uno synthwave, uno di italo disco, uno easy listening, uno glam rock e così via all’infinito, fino a quando muoio. Non so se e quanto sarà possibile, ma mi auguro di poterlo fare.
Perchè i nostri lettori dovrebbero ascoltare la tua musica?
Onestamente un motivo non ce l’ho. Però non ho nemmeno un motivo per non farlo. Nel dubbio ascoltatela e poi ditemi pure che ne pensate.