Il 18° arrondissement permette di immergersi nella più profonda tradizione parigina e, in pochi passi, di essere catapultati in paesi lontani, sperimentando tutta una serie di sensazioni, odori, suoni e scenari coinvolgenti e spiazzanti. Nel 18° arrondissement, infatti, Parigi ha mille volti e si veste di una nuova personalità a ogni angolo: l’area comprende quartieri ricchi di contrasti e di fascino, come l’artistico Montmartre, la zona a luci rosse di Pigalle, il cosmopolita Goutte-d’Or e lo stravagante La Chapelle. Andare alla scoperta del 18° arrondissement – senza pregiudizi e con l’animo aperto ad accogliere le sue mille sfaccettature – è un’esperienza da fare, perché no, proprio nel 2018.
Per partire dal cuore di questa zona, è d’obbligo perdersi nelle stradine di Montmartre, mettendo subito in agenda una visita alla Basilica del Sacro Cuore: l’incredibile panorama su tutta Parigi che si gode dalla piazza e dalla scalinata antistanti è uno dei ricordi più belli di tutta la vacanza. Ma il quartiere riserva ancora tante sorprese: una di queste è la vigne de Montmartre, la vigna più antica di tutta la città, in cui ancora oggi sono coltivati i vitigni più tradizionali della viticoltura francese, oltre a una selezione di ibridi vigorosi e fertili. La tradizione vinicola di Montmartre vive il suo momento di massimo splendore nel mese di ottobre: chi passa da qui in quel periodo potrà partecipare alla Fête des Vendanges, l’evento che celebra la vendemmia con degustazioni di prodotti artigianali e regionali, balli, passeggiate, conferenze, concerti, visite guidate e mostre.
Poco distante, su rue St-Vincent, ci si imbatte nel Jardin sauvage, enigmatico e poetico: abbandonato per lungo tempo, questo pezzo di terra, a causa dell’incuria, era stato invaso da alberi di sambuco, esemplari di pianta digitale, rovi, edera e persino da colonie di insetti selvatici. Un giorno i paesaggisti della città decisero di ripulire tutta l’area, ma di fronte allo spettacolo che la natura stessa aveva creato si pensò di lasciare intatto questo “giardino selvaggio” per preservarne l’ecosistema e la biodiversità. Oggi il Jardin sauvage è aperto al pubblico tutti i sabati da aprile a ottobre, con visita guidata.
Passeggiare per Montmartre significa passare tassativamente dalla caratteristica Place du Tetre, vero e proprio simbolo dell’iconica collinetta parigina: al numero 3 di questa piazzetta, nel 1790, aveva sede il municipio della città di Montmartre. E proprio qui, al numero 6, presso il ristorante À la Mère Catherine – fondato nel 1793 – nacque il termine “bistrot”. Pare, infatti, che un gruppo di cosacchi russi ospiti del locale, nel 1814, avessero ordinato all’oste di fare in fretta, ripetendo in continuazione la parola “bystro” (“veloce” in russo). Questo locale, perfetto per una pausa gastronomica durante il tour di Montmarte, è ancora oggi una vera e propria istituzione della cucina tradizionale francese.
A pochi passi da Place du Tetre si trova il Musée de Montmartre, che racconta la storia della collina, l’effervescenza artistica dei suoi atelier e l’atmosfera dei suoi celebri cabaret. Tutto attorno al Museo si trovano i Jardins Renoir, dedicati al pittore impressionista che visse in Place du Tetre tra il 1875 e il 1877 e vi dipinse molti dei suoi capolavori: questi giardini offrono una vista eccezionale sulle vigne Clos Montmartre e sulla vasta pianura a nord di Parigi. Gli ammiratori di Renoir che volessero immergersi in uno dei suoi dipinti più famosi, potranno concedersi una pausa gastronomica direttamente a Le Moulin de la Galette per assaporare i piatti della classica cucina francese, in una location davvero unica.
Poco distante, l’Espace Dalì offre la possibilità di ammirare – con trecento opere originali – l’unica mostra permanente in Francia interamente dedicata al maestro del Surrealismo, con un occhio di riguardo verso i suoi lavori di scultura e incisione.
Per scoprire la vera anima del 18° arrondissement occorre spingersi anche a est di Montmartre, fino ai quartieri de La Goutte-d’Or e La Chapelle.
Il primo deve il suo nome al colore del vino bianco che qui veniva prodotto fino al XIX secolo: si tratta di una zona incredibilmente cosmopolita, abitata sia da immigrati provenienti da ogni angolo del pianeta sia da parigini, in un mosaico sociale di straordinaria forza. Fu proprio questo sobborgo a ispirare lo scrittore Emile Zola per il suo romanzo “L’assomoir”, settimo volume del ciclo “I Rougon-Macquart”. Per cogliere appieno l’anima popolare di questo quartiere l’ideale è passare di qui il mercoledì o il sabato, quando (su Boulevard de la Chapelle) si allestisce il Marché Barbès: poco turistico e meno conosciuto (ma frequentatissimo dai locali per i suoi prezzi bassissimi) questo mercato multietnico è una vera festa per gli occhi con i suoi banchi di frutta, verdura e spezie rare, ma anche di vestiti, accessori e oggettistica. La zona tutta intorno (risalendo tra Rue de Jessaint, Boulevard Barbès, Rue de Clignancourt fino a Rue des Poissonniers) è da battere palmo a palmo se si è in cerca di colorati boubou e wax africani, batik tradizionali, bigiotteria etnica a buon mercato, spezie e alimenti etnici o se si vuole provare un’esperienza gastronomica autenticamente africana, grazie alla grande quantità di ristoranti ghanesi, senegalesi o marocchini.
Spostandosi ancora un po’ più a est si entra nel quartiere La Chapelle, un piccolo borgo sviluppatasi sulla collina un tempo conosciuta come “pasellus Sancti Martini” e, successivamente, Pas-de-la-Chapelle. Ed ecco che si è subito catapultati in una piccola India, con la sua variopinta offerta di specialità cingalesi e pachistane. Chi avrà la fortuna di trovarsi qui durante l’ultima domenica di agosto o la prima di settembre, potrà assistere alla grande e variopinta parata della Fête de Ganesh, il dio con la testa di elefante, figlio primogenito delle divinità Shiva e Paravait, divinità del buon auspicio che dona fortuna e prosperità ed è all’origine del mondo.
Per concludere una giornata a spasso per il 18° arrondissement, in qualsiasi periodo dell’anno, l’ideale è lasciarsi trasportare dallo spirito festoso dei suoi locali. Qui il divertimento ha un solo nome – cabaret – ma tante declinazioni: tra danza, musica, comicità, magia o burlesque, questi locali contribuiscono da oltre un secolo alla reputazione delle notti parigine.
Ecco dunque qualche indirizzo da segnare in agenda, per tutti i gusti. Senza muovere un passo da Place du Tertre, al numero due, si può passare la serata a La Bohème du Tertre, un caffè-ristorante fondato nel 1961 che offre divertenti spettacoli di cabaret e ottimi piatti della cucina tradizionale francese. Di fronte al vigneto di Montmartre si trova invece il Lapin Agile: punto di incontro di numerosi artisti già a partire dalla fine del XIX secolo, il locale è ancora molto frequentato grazie ai suoi spettacoli con splendide canzoni della tradizione francese.
Nel quartiere Pigalle – dove il 18° arrondissement si trasforma in un complice provocante per una serata che lascerà il segno – si trova invece il mitico Moulin Rouge, che non ha bisogno di presentazioni ma è da visitare, almeno una volta nella vita: inaugurato il 6 ottobre 1891 è ancora il locale più famoso della Ville Lumière e oggi incanta i suoi ospiti con lo spettacolo Féerie, messo in scena da un gruppo di sessanta artisti provenienti da tutto il mondo che si esibiscono in quattro atti mozzafiato tra piume, strass, paillettes, decori scintillanti, acrobazie e musiche originali.