A partire da oggi prendono il via in tutta Italia i Saldi invernali 2018, primo grande appuntamento commerciale dell’anno. La prima regione a partire oggi è la Basilicata, seguirà la Valle D’Aosta il 3 gennaio. In tutte le altre regioni, le vendite di fine stagione scatteranno venerdì 5 gennaio, con l’esclusione della Sicilia che inizierà per ultima sabato 6 gennaio, in coincidenza con l’Epifania. A ricordarlo è la Confesercenti che calcola che un consumatore su due ha già in programma acquisti, con un budget medio di 150 euro a persona. “Quest’anno gli sconti di partenza saranno più alti della media – afferma il presidente di Fismo Confesercenti, Roberto Manzoni – ed i Saldi invernali somiglieranno un black friday ‘sotto casa’, solo più accessibile e di maggiore durata”.
Particolarmente elevata – stitma Confesercenti – sarà l’adesione di negozianti e consumatori: a partecipare alle prossime vendite di fine stagione saranno infatti circa 280mila attività commerciali, inclusa praticamente la totalità dei negozi di moda e di tessili, che praticheranno subito sconti del 30-40%. L’interesse top anche tra i clienti emerge anche dall’indagine che Confesercenti ha realizzato con Swg su un campione di 600 commercianti e 1.500 consumatori: circa un italiano su due (il 47%) ha già deciso che approfitterà dell’occasione per fare almeno un acquisto, valutando di investire, mediamente, 150 euro a persona. Il presidente di Fismo Confesercenti mette in risalto che rispetto al black friday ci saranno tutti i vantaggi di un negozio tradizionale: “Conoscere i prodotti ed essere conosciuti dal commerciante, con cui si costruisce un rapporto di fiducia, e poter valutare toccando con mano i prodotti da acquistare”. Ma quella che e’ un’occasione di risparmio per i consumatori lo è anche per le imprese che – spiega Manzoni – ”cercano l’inversione di tendenza dopo l’ennesimo anno fiacco: anche le vendite di Natale, seppure positive, sono state sotto le attese. E senza una ripresa sostenuta, il settore del commercio moda continua a soffrire: nel 2017 sono spariti altri 2.400 negozi, più di 6 al giorno”. I dati dell’indagine indicano che oltre al 47% di italiani che hanno già deciso di partecipare ai Saldi, c’è anche un altro 41% di nostri concittadini che valuterà le occasioni di risparmio prima di decidere se acquistare o meno. L’aumento di interesse dei consumatori nei confronti dei Saldi viene confermato dalle intenzioni di spesa: chi ha già deciso di acquistare prevede in media un budget di 150 euro a persona, e l’86% si dice pronto a spendere come o più dello scorso anno. Si cercheranno, in particolare, calzature: un nuovo paio di scarpe è l’acquisto in saldo più desiderato dagli italiani, indicato dal 28%. Seguono i prodotti di maglieria, preferenza per il 22% di chi partecipa ai Saldi, ed i pantaloni (14%). Alto l’interesse anche per i prodotti tessili e moda per la casa (9%) e per i capispalla, come giubbotti e giacconi, ricercati dal 7% dei consumatori. Sul fronte dei negozi, l’indagine valuta che complessivamente aderirà ai prossimi Saldi una su tre delle oltre 800mila attività commerciali italiane. Quest’anno sarà particolarmente alto lo sconto medio di partenza: il 56% dei negozi partirà con il 30%, mentre il resto praticherà riduzioni iniziali ancora più sostanziose, comprese tra il 40 ed il 50% del prezzo di cartellino. Riduzioni più sostanziose del normale per sopperire ad un anno che, per il commercio moda, è stato ancora fiacco. Il 22% dei negozianti ha registrato durante l’anno una flessione delle vendite sull’anno precedente, contro un 18% che le ha viste crescere. Per sei negozi su dieci, invece, sono rimaste sostanzialmente stabili sullo scorso anno. E ancora molto lontane, dunque, dai livelli pre-crisi. Lo stato di persistente sofferenza del settore risulta evidente dalle tante chiusure registrate durante l’anno: secondo le stime dell’Osservatorio Confesercenti, Le imprese del settore tessile, abbigliamento, pelli, cuoio e calzature nel 2017 sono diminuite rispetto al 2016 dell’1,9%, pari appunto a 2.406 imprese. Tra le regioni la diminuzione più forte si registra in Piemonte (-3,2%), Trentino A.A. (-3,4%), Umbria (-4,2%) e Valle d’Aosta (-6,9%). Più contenuti i cali di imprese del Lazio (-1,1%) e della Campania (-0,9%). Tra le province, la maglia nera va a Terni, dove la diminuzione di negozi di moda tocca il -8,5%. Seguono la provincia d’Aosta (-6,9%), Pavia (-5,2%) e Padova (-4,9%).
Particolarmente elevata – stitma Confesercenti – sarà l’adesione di negozianti e consumatori: a partecipare alle prossime vendite di fine stagione saranno infatti circa 280mila attività commerciali, inclusa praticamente la totalità dei negozi di moda e di tessili, che praticheranno subito sconti del 30-40%. L’interesse top anche tra i clienti emerge anche dall’indagine che Confesercenti ha realizzato con Swg su un campione di 600 commercianti e 1.500 consumatori: circa un italiano su due (il 47%) ha già deciso che approfitterà dell’occasione per fare almeno un acquisto, valutando di investire, mediamente, 150 euro a persona. Il presidente di Fismo Confesercenti mette in risalto che rispetto al black friday ci saranno tutti i vantaggi di un negozio tradizionale: “Conoscere i prodotti ed essere conosciuti dal commerciante, con cui si costruisce un rapporto di fiducia, e poter valutare toccando con mano i prodotti da acquistare”. Ma quella che e’ un’occasione di risparmio per i consumatori lo è anche per le imprese che – spiega Manzoni – ”cercano l’inversione di tendenza dopo l’ennesimo anno fiacco: anche le vendite di Natale, seppure positive, sono state sotto le attese. E senza una ripresa sostenuta, il settore del commercio moda continua a soffrire: nel 2017 sono spariti altri 2.400 negozi, più di 6 al giorno”. I dati dell’indagine indicano che oltre al 47% di italiani che hanno già deciso di partecipare ai Saldi, c’è anche un altro 41% di nostri concittadini che valuterà le occasioni di risparmio prima di decidere se acquistare o meno. L’aumento di interesse dei consumatori nei confronti dei Saldi viene confermato dalle intenzioni di spesa: chi ha già deciso di acquistare prevede in media un budget di 150 euro a persona, e l’86% si dice pronto a spendere come o più dello scorso anno. Si cercheranno, in particolare, calzature: un nuovo paio di scarpe è l’acquisto in saldo più desiderato dagli italiani, indicato dal 28%. Seguono i prodotti di maglieria, preferenza per il 22% di chi partecipa ai Saldi, ed i pantaloni (14%). Alto l’interesse anche per i prodotti tessili e moda per la casa (9%) e per i capispalla, come giubbotti e giacconi, ricercati dal 7% dei consumatori. Sul fronte dei negozi, l’indagine valuta che complessivamente aderirà ai prossimi Saldi una su tre delle oltre 800mila attività commerciali italiane. Quest’anno sarà particolarmente alto lo sconto medio di partenza: il 56% dei negozi partirà con il 30%, mentre il resto praticherà riduzioni iniziali ancora più sostanziose, comprese tra il 40 ed il 50% del prezzo di cartellino. Riduzioni più sostanziose del normale per sopperire ad un anno che, per il commercio moda, è stato ancora fiacco. Il 22% dei negozianti ha registrato durante l’anno una flessione delle vendite sull’anno precedente, contro un 18% che le ha viste crescere. Per sei negozi su dieci, invece, sono rimaste sostanzialmente stabili sullo scorso anno. E ancora molto lontane, dunque, dai livelli pre-crisi. Lo stato di persistente sofferenza del settore risulta evidente dalle tante chiusure registrate durante l’anno: secondo le stime dell’Osservatorio Confesercenti, Le imprese del settore tessile, abbigliamento, pelli, cuoio e calzature nel 2017 sono diminuite rispetto al 2016 dell’1,9%, pari appunto a 2.406 imprese. Tra le regioni la diminuzione più forte si registra in Piemonte (-3,2%), Trentino A.A. (-3,4%), Umbria (-4,2%) e Valle d’Aosta (-6,9%). Più contenuti i cali di imprese del Lazio (-1,1%) e della Campania (-0,9%). Tra le province, la maglia nera va a Terni, dove la diminuzione di negozi di moda tocca il -8,5%. Seguono la provincia d’Aosta (-6,9%), Pavia (-5,2%) e Padova (-4,9%).
fonte aduc
L’ALCHIMISTA NON percepisce ed è contraria ai finanziamenti pubblici (anche il 5 per mille).
La sua forza sono iscrizioni e contributi donati da chi ci ritiene utile.