Il 16 gennaio un uomo sengwer è stato ucciso dai guardaparco che lavorano per il Kenya Forest Service (KFS). Un altro uomo è stato ferito.
Questo attacco brutale segue una serie di operazioni recenti, volte a sfrattare il popolo Sengwer dalla sua terra.
Decine di funzionari della sicurezza armati hanno dato fuoco alle loro case, alle scorte di cibo, ai loro beni e hanno ucciso le loro mandrie, per costringerli a lasciare la foresta di Embobut dove hanno vissuto per generazioni.
Gli attacchi sono iniziati alla fine di dicembre.
Milka Chepkorir, una donna sengwer, dichiara che la distruzione delle loro case durante gli assalti ha provocato: “una perdita di legami famigliari, poiché i membri delle famiglie sono separati e spaventati, e ai terribili sfratti sono associati anche abusi sessuali, violenze e torture psicologiche.”
Nonostante le minacce e la violenza, molti Sengwer hanno giurato che resisteranno. “Non andiamo da nessuna parte, anche se il governo decide di ucciderci qui” ha raccontato un’altra donna sengwer.
L’Unione Europea sta finanziando un progetto di conservazione nella regione, che ha lo scopo di proteggere le fonti idriche nelle colline. Ha condannato l’uccisione e ha annunciato che sospenderà il suo sostegno al progetto.
I Sengwer fanno appello al governo perché rispetti il loro diritto a vivere nella loro terra ancestrale e perché li consulti con urgenza circa il modo migliore di lavorare insieme per conservare le loro foreste.
Lo sfratto dei Sengwer è iniziato sotto la dominazione coloniale britannica.
Nel 2014 la KFS e la polizia hanno sfrattato migliaia di Sengwer dalle loro foreste ancestrali costringendo molti a vivere in grotte o strutture di fortuna.
In seguito ad altre aggressioni, nel 2016 David Yator Kiptum, il Direttore Esecutivo del Sengwer Indigenous Peoples Programme, ha dichiarato: “Sfrattare membri della comunità Sengwer dalla loro terra ancestrale non è una soluzione per la conservazione. Né è una soluzione per il cambiamento climatico.”
I Sengwer contano circa 33.000 persone, di cui circa 13.500 vivono nella foresta di Embobut. Qui cacciano, raccolgono miele, coltivano orti e allevano pochi capi di bestiame. Come molti popoli indigeni hanno una conoscenza profonda dell’ecologia delle loro foreste, che hanno conservato per generazioni.
Gli sfratti sono una violazione della legge internazionale e stanno distruggendo il popolo che sa meglio come conservare la foresta.
Tre esperti indipendenti delle Nazioni Unite hanno sollevato le loro preoccupazioni a proposito degli attacchi e degli sfratti.