“Il nostro tempo”. “Nostro” inteso come personale, in prima persona, di una famiglia. Di una coppia. L’occhio di Reygadas (che qui ricopre anche il ruolo di protagonista) si immerge del tutto nella vicenda. Come in tutti i suoi altri film, accediamo ad un nuovo mondo, evanescente, onirico, pieno di emozioni. Il Tempo in questione non è quello narrativo, ma quello interiore dei personaggi. Quello filtrato dalla soggettività. In questo senso è una vera e propria storia personale, dato che nel film ci sono Reygadas, la moglie, i figli. Tutto questo in un ranch, con tori, cavalli, che regalano sequenze magnifiche, dal grande impatto visivo. Quei tori che combattono, quei cavalli che corrono. E che riprendono un po’ quelle figure umane che si destreggiano, scappano, si ritrovano. E non è un caso che ad ostacolare la relazione coniugale sia un addestratore di cavalli, la persona che dovrebbe quasi “umanizzare” gli animali. Tra questo triangolo di persone si sviluppa la vicenda, che ovviamente si allontana dalla narrazione classica, per scegliere invece una messa in scena sempre coinvolgente ed estasiante.
Nuestro Tiempo
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